Il vigile urbano Di Leo resta in servizio

Il gip Cozzarini ha respinto la richiesta della procura di sospenderlo: l’agente è accusato di violazione del segreto d’ufficio

CORTINA. Il vigile Alessandro Di Leo rimane in servizio. Lo ha deciso il giudice delle indagini preliminari Giorgio Cozzarini che ha respinto la richiesta di interdizione dal pubblico servizio avanzata dal sostituto procuratore della Repubblica Antonio Bianco, titolare dell’inchiesta sugli appalti al comune di Cortina che ha portato prima agli arresti domiciliari ed ora all’“esilio” forzato il sindaco Andrea Franceschi.

Il vigile urbano cortinese è sotto indagine per rivelazione di segreti d'ufficio anche se si può definire un personaggio di secondo piano dell’inchiesta. Di Leo (difeso dall'avvocato Paolo Zaglio) è finito nel calderone dopo che alcune sue telefonate con gli altri indagati vennero intercettate dai militari della Guardia di Finanza. Dalle telefonate, secondo l'accusa, emergerebbe che il vigile Di Leo informava Stefania Zangrando, membro della commissione edilizia integrata e sostenitrice della giunta Franceschi, sui controlli con telelaser ed etilometro programmati dalla polizia locale di Cortina. In modo che poi quest'ultima informasse amici e conoscenti affinché evitassero i controlli. La Zangrando, infatti, è indagata anche per abuso d'ufficio e violenza privata, assieme a Franceschi, all'assessore Stefano Verocai e all'ex assessore Luca Alfonsi, per le presunte pressioni esercitate sull'ex capo dei vigili urbani di Cortina Nicola Salvato per limitare i controlli stradali. La preoccupazione dell'entourage di Franceschi, secondo l’accusa, sarebbe stata quella di perdere consensi tra la popolazione di Cortina in caso di controlli e multe, in vista delle imminenti elezioni del maggio 2012.

Proprio nei giorni scorsi il pm Bianco, che, salvo colpi di scena, sta per chiudere formalmente l’inchiesta, aveva chiesto al gip di applicare su Di Leo la misura cautelare dell’interdizione dal pubblico ufficio per pericolo di reiterazione del reato. Al gip Cozzarini sono serviti una decina di giorni per sciogliere la riserva, mantenuta dal 10 maggio scorso, giorno dell’interrogatorio di garanzia in cui Di Leo s’è avvalso della facoltà di non rispondere. Non sono, per il momento, note le motivazioni che hanno spinto il gip a respingere la richiesta del pm. È possibile che il magistrato abbia applicato nel caso la norma prevista dall’articolo 270 del codice di procedura penale in base al quale “i risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti”. In altre parole, se le intercettazioni che deporrebbero contro Di Leo furono a suo tempo ordinate per intercettare altre personaggi dell’inchiesta, ora non possono essere usate contro il vigile.

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