Il video sul Vajont di Francesco Croce premiato a Roma

LONGARONE. Il mese scorso sono stati premiati a Roma venti studenti universitari, selezionati tra gli oltre 500 provenienti da tutta Italia, partecipanti alla fase pilota del progetto “Rural4Youth....

LONGARONE. Il mese scorso sono stati premiati a Roma venti studenti universitari, selezionati tra gli oltre 500 provenienti da tutta Italia, partecipanti alla fase pilota del progetto “Rural4Youth. Rurale è partecipazione”, promosso dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio rurale nazionale. Ogni partecipante era chiamato a realizzare dei video incentrati sui temi della biodiversità, energia, acqua, paesaggio e rispetto del territorio, che insieme hanno formato un documentario già presentato in anteprima al Festival Cinema ambiente a Torino e che sarà mostrato in altre manifestazioni di carattere nazionale come il CineFlower Festival in Toscana.

Tra i vincitori è stato premiato anche il video realizzato dal longaronese Francesco Croce, studente alla facoltà di economia a Udine, che prende spunto dal disastro del Vajont per descrivere le trasformazioni economiche del territorio. «Con questo filmato ho voluto dimostrare e descrivere – dice Croce - come una cattiva gestione dell’acqua, privilegiando l’interesse di pochi a scapito della collettività e senza il rispetto per l’ambiente e per la natura, possa causare danni irreversibili a livello economico, sociale ed ambientale. L’uomo non deve mai sfidare la natura, perché le sue azioni possono provocare disastri di dimensioni epocali. Ma, anzi, se la rispetta, questa può fornirgli preziose risorse per aiutarlo a migliorare il proprio territorio». Partendo dal suo lavoro Croce, che è anche consigliere comunale, vuole lanciare la proposta di inserire tutta l'area colpita dal disastro del Vajont nel patrimonio Unesco. «Ora che ci stiamo avvicinando al cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont – continua Croce - lancio questa idea ai comuni coinvolti dal disastro e alla commissione organizzatrice per il 50°. Sarebbe davvero un bel segnale soprattutto come monito alle generazioni future per capire quanto è successo, affinché tragedie come questa non accadano più in nessuna parte del mondo. Non dico che dovremmo farcela per forza nel 2013 ma almeno sarebbe opportuno avviare subito le procedure per la candidatura. Il 50°del disastro porterà nel nostro territorio tantissime istituzioni e cittadini che avranno modo di toccare da vicino quanto è successo. Il sigillo Unesco sarebbe un fatto straordinario che spronerebbe tutti noi ad avere un forte impegno e responsabilità per il futuro al fine di preservare la memoria di quanto è accaduto e di tramandarla, in modo che il dolore accumulato negli anni, gli errori commessi, ma anche le singole storie e, soprattutto, la storia del nostro paese prima della tragedia del Vajont non vengano mai dimenticati». (e.d.c.)

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