Il vento si porta via il leccio che resistette anche al Vajont

LONGARONE
Il maltempo ha letteralmente spazzato via un pezzo di storia della vecchia Longarone. È stato infatti abbattuto il leccio secolare nei pressi di Castellavazzo, unico ricordo della vecchia villa Malcolm.
Si trattava di una pianta monumentale che si trovava nel retro della villa completamente distrutta durante il Vajont. Era una specie esotica piantata in funzione ornamentale dai proprietari della villa, come nel caso della grande sequoia americana che si trova nella tenuta Protti a Faè. Secondo gli esperti la pianta aveva oltre 150 anni (ma alcuni documenti indicano anche 170 anni) e era alta circa 18 metri.
Si trattava di un sempreverde non autoctono, che è stato piantumato come addobbo, secondo l’usanza dell’epoca di introdurre arbusti esotici per abbellire i giardini. Era quindi una singolare rarità nel Bellunese, trattandosi di una specie tipica della regione mediterranea, tanto da finire censita in un’apposita pubblicazione proprio per le sue peculiarità.
A Castellavazzo però prosperava e si riproduceva, sfruttando un microclima particolarmente temperato. La pianta ha resistito sia alle acque del Vajont e sia a quelle dell’alluvione del 1966, probabilmente grazie alla sua posizione coperta; ma purtroppo le sono state fatali le piogge e soprattutto le raffiche di vento dei giorni scorsi: rimane adesso solo un moncone del tronco.
«Sono davvero dispiaciuto», spiega l’ex guardia boschiva comunale Elvio Bez, «quella pianta era un pezzo di storia della Longarone di un tempo, ultima testimonianza rimasta in piedi della bellissima villa Malcolm. Fino a poco prima della pensione ho tentato di metterla in sicurezza con un sistema di corde per ancorarla al muro vicino ma purtroppo questa operazione non è stata mai realizzata. Grazie a questa presenza, anche su mia iniziativa, negli anni sono anche stati piantati dei lecci nella zona, in particolare durante le giornate degli alberi per gli studenti. Ci vorrebbe più cura del territorio e degli alberi», aggiunge, «in modo da evitare le numerose cadute e sradicamenti cui abbiamo assistito in questi giorni. Ormai purtroppo i Comuni non hanno più il personale con l’esperienza necessaria per un censimento degli arbusti sul territorio per poi procedere ad abbattimenti e potature controllate che possano impedire i danni che abbiamo visto. Bisognerebbe tornare ad avere l’interesse e la passione di occuparsi del nostro ambiente come facevano le generazioni che ci hanno preceduto». —
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