Il treno si rompe, s’arriva in stazione a piedi

CALALZO. Venerdì scorso un gruppo di viaggiatori, a causa della rottura del locomotore, è rimasto bloccato nella notte a Lagole a bordo dell’ultimo treno della giornata, a poca distanza dell’ingresso della stazione di Calalzo. Ci sono voluti i carabinieri, armati di torcia, per aiutarli a scendere e per “scortarli” al terminal. Il guasto al treno Padova–Calalzo si è verificato a circa 200 metri dal fine-corsa. I viaggiatori sono rimasti bloccati sul treno per oltre 75 minuti, senza che nessuno dicesse loro cosa era accaduto e soprattutto cosa fare. Poi l’intervento dei militari dell’Arma ha posto in qualche modo rimedio ad una situazione che andava facendosi sempre più spiacevole. Sul convoglio proveniente da Padova, che normalmente a Ponte raccoglie anche i viaggiatori provenienti da Venezia e da Udine, c’erano una decina di persone. Tra queste l’astronoma Giulia Iafrate, di Calalzo; provenendo da Trieste, era salita sul treno proprio a Ponte.
«Per fortuna nessuno alla fine si è fatto male», racconta, «ma di certo non è stata una bella esperienza. Ad aggravare il disagio il fatto che il personale del treno non ha consentito ai viaggiatori di scendere per proseguire a piedi fino alla stazione, distante circa 200 metri e che sarebbe stata facilmente raggiungibile perché in quel tratto i binari sono affiancati da un sentiero tutto sommato abbastanza percorribile. Il treno avrebbe dovuto, secondo orario, arrivare a Calalzo alle 22,15; ma, con il caos derivato dalla fermata inattesa quando già i viaggiatori si stavano preparando per scendere, e il successivo rifiuto del personale del treno di farci proseguire a piedi, alla fine abbiamo atteso un’ora e un quarto in attesa dell’arrivo dei carabinieri. Quando sono arrivati, alla luce della loro torcia abbiamo potuto raggiungere la stazione».
Perché non vi hanno fatto scendere?
«Perché eravamo sotto la responsabilità dell’azienda ferroviaria e nessun funzionario ha voluto caricarsela sulle spalle. Inoltre, il capotreno aveva interessato la centrale operativa per sapere cosa fare e da questa era arrivato l’ordine di non muoversi perché avrebbero inviato un treno apposta per spingere in stazione il locomotore rotto. Purtroppo il tempo è passato e nessun treno è arrivato. Allora il personale del treno ha deciso di chiamare i carabinieri che sono intervenuti per risolvere il problema».
Ma in stazione non c’è un ufficio della Polfer che dovrebbe attendere sempre l’arrivo dei treni?
«Probabilmente quell’ora – erano ormai le 22 e 15, l’ufficio era già chiuso; perché non ho visto nessun agente in giro».
I guasti ai locomotori non sono rari e negli ultimi mesi si sono ripetuti più volte, anche se non sempre su questa linea.
«Eppure per il Bellunese il treno è un mezzo di trasporto indispensabile», come sostiene Maurizio Bergamo, oggi consigliere comunale di Pieve, che lo utilizzava frequentemente, «anche se in questi anni il servizio è nettamente peggiorato: i treni diretti sono sempre meno, più lenti e a volte si rompono. La gente sta perdendo la fiducia nel trasporto ferroviario e cerca alternative, andando inconsciamente a dar ragione al progetto di dismissione della linea da realizzarsi attraverso le difficoltà dei viaggi».
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