Il sarcofago di Flavio Ostilio sarà uno dei gioielli del Bembo

Un’intera stanza del futuro museo archeologico sarà dedicata al reperto Oggi è poco visibile. Perale: «Abbiamo il dovere di tutelarlo e valorizzarlo»



Documento importantissimo per la storia della città, perché ne ricorda l’epoca romana, il sarcofago di Flavio Ostilio diventerà il reperto probabilmente più ammirato nel nuovo museo archeologico che sarà allestito a Palazzo Bembo. Un’intera stanza del museo sarà dedicata al sarcofago, scelta che permetterà di valorizzarlo e di farlo conoscere.

Già, perché oggi vederlo non è semplice. Bisogna entrare a Palazzo Crepadona, superare il Cubo di Botta e cercarlo con lo sguardo. Per carità, difficile non notarlo viste le dimensioni, ma bisogna sapere dov’è.

A chiedere di «ridare dignità civica ad un monumento che è vanto della città capoluogo», è stato Raffaele Addamiano, che ha presentato un’interrogazione per sollecitare il Comune ad agire. «È oggettivamente nascosto», ha risposto l’assessore alla cultura Marco Perale, «e proprio l’attuale collocazione ci ricorda il dovere di tutelarlo e valorizzarlo, dovere previsto anche nel codice dei Beni culturali».

Quale migliore colocazione potrebbe avere quel bene, se non il prestigioso Palazzo Bembo? E lì finirà, esposto in una sala tutta dedicata a lui, probabilmente al termine del percorso espositivo. «Mercoledì c’è stata una riunione del comitato scientifico che si sta occupando del futuro museo e ne abbiamo parlato», ha ricordato Perale. Con l’apertura del Bembo, tutto il patrimonio archeologico, lapideo ed epigrafico disperso in diversi edifici della città sarà riunito, in modo da ricostruire in un unico spazio tutte le evidenze della storia della città. «Il sarcofago di Flavio Ostilio avrà un ruolo chiave al Bembo, sarà posto al centro della stanza alla fine del percorso espositivo», ha aggiunto l’assessore. «Del resto è l’elemento archeologico più importante che sia mai stato ritrovato in città, rappresenta la nostra identità e merita un’adeguata valorizzazione».

Che sia parte della storia della città lo testimonia l’atteggiamento dei bellunesi quando il sarcofago venne ritrovato. Era il 1480, durante gli scavi per la costruzione della chiesa di Santo Stefano emerse la tomba di Flavio Ostilio e della moglie, Domizia Severa. Grande fu l’emozione, allora.

Al tempo in cui Belluno venne conquistata da Venezia, il sarcofago finì in piazza Duomo, davanti al Palazzo dei Nobili: un segno tangibile di quel passato glorioso, che i bellunesi ci tennero a testimoniare. Nel 1841 il sarcofago venne riportato accanto alla chiesa di Santo Stefano, poi venne sistemato nel porticato del cortile di Palazzo Crepadona. I bambini delle elementari sono stati portati per anni ad ammirarlo.

La costruzione del Cubo di Botta lo ha nascosto, ma presto questa preziosa testimonianza della storia della città troverà casa definitiva a Palazzo Bembo. —



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