Il red carpet è nude look

di Manuela Pivato
VENEZIA
Il nuovo avanza insieme a Valeria Marini con venti chili di meno e qualche grammo in più sulle labbra che sguscia fuori da una rete argentata che disvela tutto di lei, tranne l'incognita se porti o meno le mutandine. Il nuovo avanza elegante quanto può e festante quanto deve su un tappeto rosso molto democratico che oltre a giurati, registi, attori e socialite, accoglie anche i mille invitati della serata inaugurale della 69 esima Mostra del cinema. Il primo red carpet della seconda èra Barbera e della terza èra Baratta, quello che da solo vale un festival e ne decide, se non la sostanza, almeno le apparenze.
Quella più evidente è che lo spread ha fatto risparmiare sulla stoffa. Più nude che vestite, solcano i cento metri di passerella la giurata Laetitia Casta in mutande anni Cinquanta sovrastate da un pizzo nero firmato Dolce & Gabbana, e Isabella Ferrari che lancia baci e firma autografi infilata in un crepitio d'argento. È il festival, bellezza, e il popolo delle transenne che aspetta da ore sotto il sole sembra gradire.
Sfilano il ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi , Renzo Rosso, Marina Cicogna, la pierre Tiziana Rocca alla prima delle sue mirabolanti esibizioni sartoriali, Roberto D'Agostino irto di crocifissi penzolanti dalla cintura, Inge Feltrinelli, Marina Ripa di Meana con (nuove) corna in testa, il presidente della Regione Luca Zaia (ma non in smoking), una prodigiosa Daniela Santanchè in oro e occhiali scuri manina nella manina con Sandro Sallusti, Jo Squillo, Vittorio Gregotti, Fiammetta Cicogna, Marino Folin, Ennio Doris. E ancora il dj Bob Sinclair, Pierfrancesco Favino, Matteo Garrone, Naomi Watts in una nuvola d'oro, Kate Hudson in una tonalità più scura (le due attrici non si erano telefonate) e la regista indiana Mira Nair, al suo quinto festival, omaggiata ieri sera in Sala grande con la proiezione fuori concorso del suo "The reluctant fundamentalist" .
Sfilano temerarie, sfidando il confronto con il red carpet, Violante Placido in rosso rubino e Kasia Smutniak in rosso fragola, madrina perfetta che tiene i fili della cerimonia inaugurale come se non avesse fatto altro in vita sua. Il presidente della Biennale Baratta annuncia che il Lido non avrà mai il nuovo Palazzo del cinema ma potrà beneficiare di un'intera cittadella che, tutto sommato, è anche in linea con i tempi. Applausi.
Poi tutti in riva all'Excelsior per il cenone che vede uscire dalle cucine dell'albergo un acquario di crostacei, una batteria di gnocchi al pesto e casse di Moet Chandon che, poiché sponsorizza, non bada a spese. Non proprio tutti, a dire il vero. Il cast del film di Enzo Avitabile, seconda pellicola della serata, festeggia infatti sulla terrazza del Red Carpet Lounge che da oggi diventerà - insieme al Lancia Cafè - il salotto delle interviste a registi e attori. Quello del film di Mazzacurati l'aveva fatto invece a metà pomeriggio all'Area Garden proprio mentre iniziava la contestazione dei dipendenti di Cinecittà.
Così ieri sera all'apertura del festival del "rinnovamento", come lo chiama Barbera e innegabilmente nuovo - almeno per ora - nella forma. La Sala grande dotata di un foyer che sembra un piazza d'armi, il Casinò senza la gradinata ma con scivoli blu, una parte del “buco” piamente ricoperta da una mano d'asfalto, un rotolo di prato e provvista di sedie che sembrano uscite dalla Biennale di Architettura, il Palazzo del cinema tempestato di decorazioni rosse triangolari il cui significato è tuttora oggetto di suggestive intepretazioni. Una pioggia di petali? Una levata di scudi? Un simbolo apotropaico?
Al Lido il nuovo avanza insieme al vecchio, come Selena Gomez e Robert Redford e come accade nella vita. Barbera new oriented mescola stili e generazioni con distacco sabaudo, non vuole polemiche ma intinge il festival nell'erotismo di pellicole che fanno già prurito e quel che si vedrà nei prossimi dieci giorni sarà giudicato (anche) da un'artista come Marina Abramovic, che quando non si tagliuzza con la lametta ama ricoprire il suo corpo di pitoni a digiuno.
Ieri, però, la Abramovic incedeva sotto il sole senza segni di autolesionismo dopo il primo pranzo ufficiale insieme alla Giuria al terzo piano del Casinò dove Tino Vettorello ha dato sfoggio di molteplici variazioni di piatti a base di funghi. Laetitia Casta, che normalmente mangia come un uccellino, ha molto gradito. Merci. Poi tutte a farsi belle perché nel nuovo corso di B&B è gradito l'abito lungo e, almeno per le serate di gala, è caldeggiato lo smoking.
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