Il rammarico di papà Toni: dovevo essere anch’io su
BELLUNO
Una telefonata e una corsa fino in Nevegal. Antonio Menegon è il padre di Simone. Assicuratore molto conosciuto, oltre che presidente delle Giubbe Rosse, cioè il gruppo che si occupa di sicurezza e soccorso sulle piste del Nevegal. L’altra sera “Toni” si è spaventato e parecchio: «Mi è arrivata una chiamata da parte di mio figlio, tra le 18 e le 18.15, e non immaginavo che dovesse dirmi quello che, purtroppo, ho sentito. Due persone lo avevamo malmenato appena fuori dall’uscio di casa, a quel punto mi sono messo in macchina per raggiungerlo il prima possibile».
Le prime cure, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza del 118 e quello quasi altrettanto atteso dei carabinieri: «Ho il rammarico di essere sceso a Belluno e di averci messo giusto il tempo necessario per raggiungere il colle. Simone vive in una zona nascosta e non so davvero chi può aver tentato di rapinarlo, oltre che ridurlo in quelle condizioni. Sono del tutto d’accordo con lui, quando dice che in fondo è stato fortunato a non avere con sé la bambina piccola, perché sarebbe stato ancora più drammatico».
Simone non gli ha mai parlato di avere un nemico giurato o qualcuno a cui magari doveva dei soldi: «La verità è che non si può più stare tranquilli nemmeno in Nevegal e non mancano davvero gli episodi inquietanti».
Non sono stati denunciati furti, ma è anche vero che di residenti ce ne sono pochi, in Nevegal e potrebbero essercene stati, senza che nessuno lo sappia ancora. —
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