Il punto di ristoro restituisce le scorte «Non possiamo più lavorare in perdita»
il gestore
Ha caricato sul “gatto” i bancali di bibite e di salse per i suoi famosi panini e li ha riportati fino al camion del grossista. Mc Bepi, al secolo Bepi Perin, da trent’anni gestore del ristoro di Pian del Crep a Zoldo, ha svuotato il magazzino e ha restituito al fornitore le scorte di merce rimasta intonsa. Dichiarando ormai chiusa la sua stagione di lavoro mai veramente partita, con poche aperture per i soli ragazzi degli sci club in allenamento.
«Facciamo i carichi di merce all’inizio della stagione», spiega Perin, «quando i fornitori riescono ad arrivare su con il camion, e mettiamo in magazzino scorte a sufficienza per arrivare fino alle feste di Natale. Ma quest’anno, con un rinvio dopo l’altro, la merce ci è rimasta lì, inutilizzata. E ora che le date di scadenza si avvicinano non ha senso tenerla in magazzino. Non tutto ci verrà accettato in restituzione, noi comunque la ridiamo indietro e vediamo cosa ci verrà riconosciuto».
In genere, spiega il gestore del ristoro di Pian del Crep, quando a fine stagione si fa l’inventario di quello che è rimasto in cantina la metà della merce è ancora restituibile. I cartoni ancora sigillati e lontani dalla scadenza vengono ridati al fornitore e vengono rimborsati. Per i prodotti freschi, dalle verdure al pane, c’è poco da fare: vanno a finire nel conto delle perdite di chi gestisce il locale.
Un conto che quest’anno è lungo, tra la merce inutilizzata e le tante giornate di chiusura a dispetto della neve splendida e abbondante.
«Lavoriamo da anni con gli stessi fornitori, si cerca sempre di darci una mano, c’è un bel rapporto di fiducia», spiega Perin. Ma restituire bancali interi di merce a febbraio è ugualmente amaro per vive da sempre di turismo in montagna.
«Abbiamo tenuto aperto per qualche giornata d’accordo con la Valdizoldo Funivie per quei cento-duecento ragazzi che facevano allenamento», spiega Mc Bepi. «E solo per far fare un po’ di bella figura al territorio con i tesserati Fisi. Lo abbiamo deciso attorno a Natale, sapendo che comunque ci avremmo rimesso economicamente. E va tenuto conto che se io ci perdo, le Funivie perdono dieci volte tanto tra personale, corrente elettrica, gasolio, gatti delle nevi che vanno avanti e indietro».
«Ma era quasi un delitto non aprire», sospira il gestore del ristoro, «con tutta la neve che c’è. Così con le Funivie abbiamo decido di provarci, come operazione di immagine».
La Valdizoldo Funivie, dunque, ha programmato tra precauzioni e distanziamenti una serie di aperture riservate agli sci club, mentre il gestore del punto di ristoro ha garantito agli atleti la possibilità di rifocillarsi e di trovare anche.
«Da altre parti gli atleti trovavano solo gli impianti in funzione e null’altro», sottolinea Perin, «ma io sono in questo settore da una vita, conosco la maggior parte degli atleti che vengono da noi, era un dovere dare loro questo servizio. L’abbiamo fatto con l’obiettivo nemmeno di andare in pareggio, quanto di rimetterci il meno possibile».
C’è poco da girarci attorno, infatti: non bastano gli sci club a far stare in piedi un comprensorio sciistico. «A Pian del Crep per lavorare bene servono le frontiere aperte, serve la possibilità di spostarsi», dice Perin. «Una stagione normale è fatta dagli sciatori stranieri, dai turisti che riempiono gli alberghi, dalle scuole che vengono a fare le gite e le settimane bianche».
Nulla di tutto questo c’è stato nell’inverno di Pian del Crep. E Mc Bepi da ieri ha deciso di dire basta.
Con l’amarezza di una ultima beffa, dopo il tira e molla sulla riapertura dello sci: «Noi dei rifugi abbiamo un codice Ateco diverso da quello dei ristoranti, non ci vengono riconosciuti ristori. Vediamo quindi se ci saranno dei risarcimenti o meno. Personalmente sarei disposto a fare causa per danni allo Stato. Non prenderei niente, lo so già, ma almeno non lascerei passare tutto questo senza fare niente». —
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