Il primario Da Rin va in pensione, il saluto del Codivilla

CORTINA. Ferdinando Da Rin è in pensione dal 7 giugno, e ieri ha voluto salutare i suoi colleghi nella sala Colombani del Codivilla, l’ospedale dove ha esercitato per molti anni e dove era primario...

CORTINA. Ferdinando Da Rin è in pensione dal 7 giugno, e ieri ha voluto salutare i suoi colleghi nella sala Colombani del Codivilla, l’ospedale dove ha esercitato per molti anni e dove era primario dal maggio 2017. Un primariato durato poco, «una meteora» come si è autodefinito ieri, ma la scelta per il chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia e chirurgia della mano, era tra il trasferimento ad altro ospedale della Ulss n. 1 e il pensionamento. Da Rin ha scelto il pensionamento, e ora continuerà ad esercitare come libero professionista. Se ne va così l’ultimo dei medici storici che hanno dato lustro all’istituto Codivilla Putti con la cura delle infezioni ossee.

«Vivere e lavorare qui non è come essere in un ospedale qualsiasi. Al Codivilla Putti si è fatta la storia. Noi siamo conosciuti nel mondo per la cura delle infezioni ossee. Il resto lo fanno ovunque, una protesi all’anca si può fare da qualsiasi parte. La cura delle infezioni si impara strada facendo, passo per passo, assieme al paziente, e qui di passi ne abbiamo fatto tanti». Nella sua cerimonia di commiato ha voluto fare una cronistoria dell’attività dell’istituto, dalle origini ad oggi. «Dal 2002 non si sa più che fine farà l’ospedale. La chiusura del Putti, fiore all’occhiello della nostra attività, è un problema che non è risolto. Le infezioni ossee sono in aumento, aumentano gli interventi, gli incidenti, e di conseguenza il pericolo di infezione. Ma, come dice Gino Strada, oggi non si fa sanità: si fanno i ragionieri, e questo mi rende triste».

Alla cerimonia erano presenti molti ex dipendenti ed ex collaboratori di Da Rin e due rappresentanti dell’amministrazione comunale. «Sono felice di vedere molte persone che ho conosciuto e che hanno lavorato con me in questi anni. Mi dispiace però che non ci sia molta gente dell’Istituto. Guidare un ospedale è come guidare una barca: non c’è chi comanda o chi no: c’è un gruppo che lavora, che manda avanti la barca nella stessa direzione, con dei ruoli e delle capacità ben definite».

Marina Menardi

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