Il papà di Nicole non incontra Michael

Paolo Bergamo ha il dolore nel cuore: «È prematuro. So solo che la mia stellina è volata in cielo nella notte di San Lorenzo»
Di Francesca Gallo

PONTE NELLE ALPI. «È presto per parlare di perdono, così come è prematuro pensare a denunce». Paolo Bergamo è il padre di Nicole, la diciottenne morta domenica all’alba in uno schianto a Jesolo, nel Veneziano.

Dopo la tragedia sta facendo la spola tra Ponte nelle Alpi, dove vive con la nuova famiglia, Jesolo, dove c’è la salma della figlia, e San Vendemiano, dove la sua Nicole abitava insieme alla madre Barbara Pase. «Barbara è sconvolta, non si rende ancora conto di cosa sia successo veramente. Per questo ora non è proprio il caso di parlare di perdono». Il convitato di pietra in questa famiglia distrutta dal dolore è Michael D’Altoè. Il diciottenne di Mareno era alla guida della Lancia Musa che poco dopo le 6.50 di domenica è finita fuori strada in via Roma Destra a Jesolo. Michael, che aveva la patente da due settimane, è stato trovato positivo all’alcoltest. Per fare i due chilometri che li dividevano dall’appartamento delle vacanze si erano stipati in sette nella Musa omologata per cinque. «Ci sono accertamenti in corso su tutti gli aspetti dell’incidente e ci sono ipotesi di reato formulate dalla magistratura nei confronti del ragazzo che guidava», aggiunge Paolo Bergamo, «non sono d’accordo con perdoni prematuri».

Signor Bergamo questo significa allora che è contrario a perdonare Michael?

«In situazioni come questa è necessario che passi del tempo. Da entrambe le parti. Deve passare il tempo tecnico dei rilievi e delle indagini. Deve passare il tempo della giustizia che ha avviato d’ufficio il suo corso. Ma soprattutto deve passare il tempo emotivo e psicologico di chi è coinvolto nella tragedia. È necessario lasciare passare il giusto tempo prima di dare un giudizio».

Ma cosa dice la mamma di Nicole?

«Barbara da domenica mattina è come in catalessi. Non riconosce nessuno. Non è in grado di ragionare. Non ha ancora pienamente realizzato cosa è successo. Per questo dico che è fuori luogo parlare di perdono».

Ma il suo è un sì o un no? «Non dico né un sì né un no. Al momento non mi pronuncio né sul ragazzo né sul destino che ha portato via mia figlia. È troppo presto per dare un giudizio. Lasciamo passare il giusto tempo, in modo che tutti possano rendersi conto di cosa è successo. Solo allora ci ritroveremo per una decisione condivisa».

Michael è stato accusato formalmente di omicidio colposo. Pensate di denunciarlo?

«Vale lo stesso discorso che ho fatto prima sul perdono. Al momento le possibilità di denuncia sono 50-50».

Insomma, una decisione sospesa. Perché?

«Perché ci vuole tempo. Barbara non è in grado ora di affrontare l’argomento. Aspetto che le passi questo stato di prostrazione e possa capire la situazione. A quel punto deciderà cosa fare. Occorre lasciare passare l’emotività di queste ore. Posso dire è che nessuna decisione è ancora stata presa. Anche se non escludo che si possa arrivare a una denuncia. Almeno io la penso così».

Quando ha saputo dell’incidente?

«L’incidente è avvenuto più o meno alle 6.55 di domenica. Io ho ricevuto la telefonata alle 10.50».

Ed è andato subito a Jesolo.

«Sì. Ho visto Nicole. A Jesolo c’era anche Barbara e il suo compagno. Siamo stati un po’ insieme a Nicole. Barbara non era assolutamente in grado di restare lì, anche se era sedata».

Poi cosa ha fatto?

«Sono andato in ospedale a parlare con i ragazzi che erano in macchina con Nicole. Ho parlato con tutti, anche con la sua amica che è più grave. Tutti tranne che con il ragazzo che guidava».

Quindi non ha visto Michael D’Altoé?

«No. Al di là dello stato emotivo, non era il caso che si presentasse davanti a noi. Almeno in questo momento. Come ho detto, in casi del genere occorre che per tutti passi il tempo necessario. Ora è davvero prematuro».

E cosa le hanno detto gli altri ragazzi di Nicole?

«Mi hanno raccontato della festa in discoteca. Mi hanno detto che Nicole e tutte loro ci tenevano moltissimo. Mia figlia si è divertita un sacco quella sera. Veramente tanto. Tutti i ragazzi sono stati bravi. Almeno prima di morire aveva passato delle ore spensierate».

Quale festa era?

«Una festa speciale del Muretto (la discoteca di Jesolo. ndr). I ragazzi ci tenevano tanto a questo appuntamento. Avevano prenotato anche dei tavoli. Era il loro primo giorno di vacanza. Erano arrivati a Jesolo sabato pomeriggio e avevano davanti una settimana di mare. Tra l’altro era programmato che al rientro dalla vacanza, Nicole sarebbe venuta da me».

Signor Bergamo, cosa sta facendo in questo momento?

«Sono a San Vendemiano. Sto andando di corsa dalle pompe funebri per prendere le epigrafi».

So che è doloroso, ma cosa si sente di dire di Nicole?

«Mia figlia è morta la notte di San Lorenzo. La notte delle stelle cadenti. Di solito le stelle in questa notte cadono dal cielo sulla terra. La mia stella invece quella notte dalla terra è volata in cielo. Non saprei proprio come altro definirla. Sì, è una stella».

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