Il grazie di Longarone alla sfilata degli alpini

BELLUNO. Onesta e solidarietà. Sotto questo binomio si è svolta l’adunata nazionale degli alpini a Piacenza, con 450 mila tra penne nere, amici e familiari. Ben 5 mila i bellunesi, di cui tremila i ‘veci’ ed i ‘bocia” che hanno sfilato. Onestà a solidarietà sono, di fatto, l’eredità anche della tragedia del Vajont di cui si è fatta memoria, fra tanta commozione e qualche lacrima, lungo le strade di Piacenza, con il passaggio della delegazione di Longarone: il sindaco Roberto Padrin, accanto al gonfalone, e gli alpini della città dei 2 mila morti che portavano un grande striscione con la scritta: «1963 Vajont 2013. Longarone ringrazia».
«I superstiti e l’intera comunità longaronese ringraziano, in primo luogo gli alpini, per la grande solidarietà, e rilanciano l’esigenza di una profonda onestà nell’uso del territorio, contro ogni possibile abuso» attualizza il motto del raduno alpino il sindaco Padrin. Che anche ieri è stato avvicinato da numerosi soccorritori, perfino dagli Abruzzi, dal Lazio, da altre parti d’Italia. «A tutti ho dato appuntamento al 15 settembre, quando incontreremo, 50 anni dopo, quanti allora ci hanno aiutati» fa sapere il sindaco, confermando gli inviti al papa, al presidente Napolitano, al premier Letta.
La tragedia del Vajont e l’apporto degli alpini, per primi quelli della Brigata Cadore, è stato evocato anche dalla vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, pure lei presente: «La migliore dimostrazione del ruolo che svolgono gli alpini è l'affetto che ricevono dai cittadini, mostrato anche oggi dai tanti piacentini accorsi a festeggiarli, che apprezzano la concretezza non ostentata della loro azione: al disastro Vajont, di cui quest'anno decorrono i 50 anni, al terremoto in Emilia, per il quale sono ancora attivi e presenti, fino all'Afghanistan, gli Alpini sono sempre disponibili a sostenere e aiutare chi ha bisogno e a lavorare per il prossimo».
A Piacenza il Bellunese ha sfilato per circa 40 minuti, con le sezioni di Pieve di Cadore, Belluno e Feltre, accompagnate da una quarantina di sindacaci, dai consiglieri regionali Reolon e Toscani, dall’on. Piccoli, dal presidente della Magnifica Comunità del Cadore, Bortolot. Lo ha fatto davanti a numerose autorità, tra le quali il ministro della difesa Mario Mauro e all’assessore regionale Elena Donazzan, sciarpa tricolore al collo.
«La realtà degli alpini è una testimonianza al popolo di come venir fuori dalla crisi», ha riconosciuto Mauro, rilanciando il tema della solidarietà. «Una crisi che non è solo economica, ma che ha sempre un risvolto educativo - ha spiegato - e gli Alpini, con i loro valori ed azione, possono essere l'esempio di una scommessa vinta». Come, appunto, ai tempi della rinascita dal dramma del Vajont. «Mi sono molto piaciute le parole dell'alpino Don Carlo Gnocchi», ha aggiunto l’esponente di governo, che parlando degli Alpini dice: “Sono uomini degni di Dio”. Credo non ci siano parole migliori». A Piacenza, in tribuna, c’erano anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano, il presidente dell'Ana, Corrado Perona, che lascia l’incarico dopo 6 anni. Il generale Alberto Premiceri, comandante delle truppe alpine, anche lui al raduno, ha fatto il punto sulla presenza dei militari della Julia in Afghanistan, confermando che stanno facendo un “lavoro meraviglioso”. «Il momento è comunque delicato», ha aggiunto, «perché la Julia sta passando i compiti della sicurezza alle autorità afghane. I nostri alpini sono apprezzati, anzi direi molto amati». All’inizio della sfilata è comparso uno striscione: «Gli Alpini salutano Papa Francesco come uno di noi». Solo in tarda serata la conclusione del raduno, con il passaggio del testimone a Pordenone, per l’adunata del 2014.
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