Il Covid colpisce duro le famiglie In duemila chiedono aiuti allo Stato

/ belluno
Quasi duemila famiglie costrette chiedere un aiuto allo Stato, tramite il reddito o la pensione di cittadinanza o il reddito di emergenza a causa del Covid, per far fronte alla quotidianità. Ma il dato, seppur il più basso del Veneto, preoccupa i sindacati e in particolare il segretario della Cisl Belluno Treviso, Massimiliano Paglini : «Questi numeri sono falsati dall’abbandono del territorio da parte dei giovani e presto creerà problemi alla tenuta economica».
Secondo i dati Inps, elaborati dalla Cisl, in provincia di Belluno l’anno scorso le domande di pensione di cittadinanza sono state 207, mentre di reddito di cittadinanza sono state 901, per un totale di 1.108, vale a dire 54 beneficiari ogni 10mila abitanti. «È la media più bassa del Veneto, dove a percepire reddito o pensione di cittadinanza sono state 89 persone ogni 10mila abitanti», dice dal patronato Inas, il referente, Stefano Gris che poi aggiunge: «Per quanto riguarda il reddito di emergenza istituto dal governo a maggio, col decreto Rilancio, per venire in contro ai nuclei familiari in difficoltà a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, le domande sono state 826, di cui 278 sono state elaborate proprio dai nostri patronati», sottolinea ancora Gris che conclude evidenziando come «l’andamento delle richieste è stato regolare nel corso dell’anno, non abbiamo registrato picchi di domande, se non alla fine dell’anno quando i percettori del reddito di cittadinanza dovevano rinnovare la richiesta».
il sindacato
Un numero che per il segretario generale della Cisl conferma una volta di più «la tendenza demografica in atto e le dinamiche sul territorio: giovani che se ne vanno e invecchiamento della popolazione».
«Sono dati preoccupanti», dice Paglini, « perché se da una parte potrebbe sembrare che tutto vada bene, dall’altra riteniamo che la “piena occupazione” che, ad una facile lettura sembrerebbe apparire cristallizzata dalla minor incidenza di domande di Reddito di emergenza e di cittadinanza rispetto al resto del Veneto, sia legata all’andamento demografico e allo spopolamento, per cui la domanda di lavoro delle imprese si soddisfa con sempre minor presenza di forza-lavoro sul territorio».
«Non ingannino dunque questi dati che vedono la provincia di Belluno come quella con minor numero di beneficiari di questi sussidi: ciò che potrebbe sembrare una situazione di tranquillità nasconde un insidioso rischio di errata valutazione che potrebbe portare a non considerare le priorità, che per la Cisl rimangono lo sviluppo, la crescita attraverso le infrastrutture e gli investimenti che facciano uscire la provincia dall’isolamento e che creino condizioni di maggior occupazione, di formazione, di non abbandono dei giovani e di recupero del patrimonio immobiliare. Serve sederci con tutte le forze sociali economiche e politiche attorno ad un tavolo per progettare la Belluno da qui al 2050». —
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