Il consulente: «Il dottor Salfi ha operato bene»
«Salfi ha operato bene». Parola del consulente tecnico della famiglia di Angela Bauso, la paziente siciliana morta dopo il ricovero al Codivilla Putti, nel 2013. Il dottor Pietro Rinella ha scagionato il dirigente medico di Ortopedia e Traumatologia al San Martino di Belluno: aveva consigliato l’amputazione ed era l’unica cosa da fare per la 65enne deceduta in seguito a «una defaillance di tutti gli organi, dopo una sepsi, una setticemia successiva all’infezione alla gamba sofferta in Sicilia».
Insomma, chi sono i colpevoli di omicidio colposo? Secondo Rinella, il direttore dell’istituto ortopedico ampezzano Francesco Centofanti, che è l’altro imputato, e i medici siciliani (quattro i prosciolti), che non l’avevano amputata quando la situazione era ancora più favorevole e non c’era il grado di pericolosità massimo. Il difensore di Salfi, Massimiliano Xaiz, ha incassato dalla controparte quella che è una già una mezza assoluzione.
Il collega Paolo Patelmo non ha la stessa benedizione, ma tra maggio e giugno cercherà di smontare la tesi della Procura della Repubblica, fino alla sentenza di primo grado. Rimane il fatto che il Codivilla Putti era uno dei poli più importanti per le infezioni ossee, quando era necessario cercare un’alternativa all’amputazione e per la cura delle malattie legate all’osteomielite. Un intervento questo, che in ogni caso non si poteva fare, in mancanza di un reparto di Rianimazione. Tornando alla consulenza Rinella, «dopo un intervento chirurgico, la protesi al ginocchio non funziona bene e la zona interessata si infetta. Dopo quattro anni, la paziente sale a Cortina, dove occorre innanzitutto fare un intervento di pulizia e bonifica. Qui bisognava amputare e non valutare assolutamente un eventuale trasferimento in aereo a Catania, che sarebbe stato rischioso. Invece è stata sbattuta a destra e sinistra, tra Pieve di Cadore e Belluno e nessuno ha preso una decisione. Alla fine, la paziente è deceduta a casa sua, genericamente per arresto cardio circolatorio. Se si fosse proceduto, sono sicuro che sarebbe stata senz’altro in mezzo a noi».
Nell’udienza di ieri mattina, sono stati ascoltati anche una dottoressa di Cortina, che non aveva grandi ricordi della vicenda e ha rimandato spesso al diario medico, e il cardiologo bellunese Luca Mario, che si è occupato della donna nell’agosto 2013, quando è sopraggiunto un sospetto edema polmonare. Le condizioni cardiologiche erano fondamentali, per prendere una decisione così importante, come quella di amputare l’arto infettato.
I figli della donna Domenico, Francesco e Mariella si sono costituiti parte civile con l’avvocato Lo Giudice del foro di Enna e sono pronti a chiedere un risarcimento danni di un milione e 400 mila euro, che sarà formalizzato durante la discussione. In causa come responsabili civili anche la società mista che gestiva il Codivilla, l’ospedale San Martino di Belluno e le assicurazioni private degli imputati. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi