Il centro commerciale di Paludi rivivrà

La realizzazione del progetto è stata affidata ad una multinazionale di design
Il rendering rappresenta come diventerà il centro commerciale di Paludi
Il rendering rappresenta come diventerà il centro commerciale di Paludi
 
PONTE NELLE ALPI.
Il centro polifunzionale di Paludi, ultimato da tempo ma mai utilizzato, potrebbe aprire nella primavera del 2012. Lo si scopre collegandosi al sito della Cbre-Espansione commerciale (www.espansione.com): un'azienda che si definisce «un affidabile punto di riferimento per investitori, promotori e commercianti». Ed è a questa ditta che la proprietà, la TM2 srl di San Giovanni Lupatoto nel Veronese, si è rivolta per pianificare l'apertura della «cattedrale del deserto» che sorge ai margini della zona industriale. Nella pagina dedicata a Ponte, si notano due rendering che riportano come potrebbero apparire, dopo i robusti interventi di lifting che si rendono indispensabili per combattere l'azione del tempo, le strutture abbandonate da circa un decennio. E per questa operazione, la proprietà si è rivolta alla «Design International»: un'azienda multinazionale che sviluppa da oltre 40 anni, progetti di architettura e design in tutto il mondo.  Il progetto appare ridimensionato rispetto a quello che appariva a fine gennaio del 2001 in internet nel sito www.botteghegio.it, anche se ci sono sempre 1000 posti auto e 15 unità: un supermercato di 2500 metri quadrati, 7 medie superfici, tre bar/ristoranti, una «food court» (una zona dedicata alla ristorazione), una multisala e un bowling.  Le vicende legate alla realizzazione del centro di Paludi risalgono a oltre vent'anni fa. Il consiglio comunale, nei primi anni '90 approvò la variante al Piano regolatore (le varianti a Ponte sono 12). L'11 novembre 1992, in seguito a una sollevazione dei commercianti di Ponte, il consiglio decise di revocare la variante al prg (approvata a giugno) che consentiva la realizzazione di un centro commerciale. Secondo le voci che circolavano all'epoca, dietro al progetto c'era la potente Lega delle cooperative (che sarebbe sbarcata dopo qualche anno a Feltre).  Nel frattempo il progetto, andava avanti: troppi gli interessi in ballo. La variante n. 9 ritornò alla destinazione originaria (artigianale), anche se la dirigenza del Pds (ora Ds: diverse le sigle ma stessi i personaggi) all'epoca era convinta (e lo è ancora oggi) che un centro commerciale qualificherebbe la zona e andrebbe a spezzare il monopolio della grande distribuzione in provincia di Belluno oltre ad occupare 300 persone. Notevoli quantità di materiale inerte ricavato dagli scavi delle gallerie della A/27 furono conferite nella zona limitrofa all'hotel Dante, con lo scopo che si è rivelato inefficace di rendere consistente il terreno alluvionale sopra il quale sarebbe stata effettuata, in seguito, la colata di cemento.  Il ventilato cambio di destinazione d'uso da produttivo a commerciale, da sempre visto come una clamorosa sanatoria speculativa, è stata oggetto anche di un'inchiesta giudiziaria della Procura.  Quello del centro polifunzionale di Paludi è un brutto pasticcio: il centro, immerso nel viscido pantano di una concessione inadatta, giorno dopo giorno, deperisce sempre più. Le cifre parlano di un investimento iniziale di 30/40 miliardi delle vecchie lire, per una superficie coperta di 33mila metri quadrati dentro ai quali avrebbero dovuto trovare spazio un ipermercato Coop, una multisala, un bowling e ben 38 negozi. L'apertura avrebbe dovuto avvenire nel settembre 2002, ma qualcuno (anche l'Ascom pronta a difendere le sorti del piccolo commercio) guastò la festa, ricordando che l'area non aveva destinazione commerciale, ma artigianale. Tutto rimase congelato, sotto la mannaia dell'inchiesta giudiziaria.  Giancalo Galan, all'epoca presidente della Giunta regionale firmò la delibera n. 294 con la quale veniva dato l'ok all'accordo di programma tra i soggetti coinvolti al progetto proposto.

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