Il bidello Guido è tornato al Dal Piaz: «Passo a salutare gli amici che qui hanno lottato per la libertà»

FELTRE
Una gita al rifugio Dal Piaz per salutare la fine dell’emergenza sanitaria e l’inizio dell’estate. Una tradizione per Guido Sandi, 94 anni da Foen di Feltre, che insieme alla figlia Mariangela domenica scorsa è salito fino ai 1993 metri d’altezza, nel cuore delle vette feltrine, per salutare gli amici Mirco ed Erika.
Due ore a passo lento, col sorriso sul viso e la serenità nel cuore, in compagnia di amici per “conquistarsi” meritatamente un premio: le celebri focacce di Mirco Gorza, gustate sui prati verdi respirando aria buona e senso di libertà.
Quando si cammina in montagna é Guido a dettare i tempi, guai a pensare il contrario guardando la carta d’identità. Non è stata casuale la scelta del Dal Piaz: lì, ospite di Mirco ed Erika, quattro anni fa Guido Sandi ha festeggiato i novant’anni. Una festa a sorpresa, organizzata in maniera sapiente dalla figlia Mariangela.
Guido, ce la racconta?
«È stata una giornata indimenticabile. Mia figlia ha portato fino al Dal Piaz studenti e insegnanti che hanno accompagnato per 19 anni la mia esperienza lavorativa al liceo Dal Piaz di Feltre. Sono venuti tutti fin lassù solo per me».
Già, perché Guido Sandi è stato, dal 1972 al 1991, un’istituzione del liceo scientifico, amico di tutti, studenti e insegnanti. «Ho conosciuto tre presidi: Claut, Meneguz e Palminteri. Ho un ottimo ricordo di tutti gli insegnanti, ma il rapporto più bello l’ho instaurato con gli studenti. Ci siamo aiutati a vicenda. In quella scuola si sono creati legami forti e duraturi, nonostante il trascorrere del tempo».
Dalla Dal Piaz scuola al Dal Piaz rifugio: come nasce il rapporto speciale con le vette feltrine?
«Vado a camminare in montagna da sempre. Cose semplici, non ho mai arrampicato. Mi alleno tutti i giorni uscendo con mia figlia Mariangela per passeggiate anche brevi nei dintorni di Foen. Ci teniamo in forma perché per raggiungere il Dal Piaz ci sono quasi mille metri di dislivello. Il legame con quella montagna è forte, ha un valore simbolico per me. Lì tanti miei amici, classe 1926, hanno combattuto e perso la vita tra le fila partigiane a difendere l’Italia dal nazifascismo. Ci sono ancora le targhe, lassù, a ricordarli. Ogni volta che salgo al Dal Piaz è come se passassi a salutarli».
Rapporti intensi, resi tali dalla montagna. Oggi Guido cammina con la figlia Mariangela, prima lo faceva con la moglie Rosanna: «Andavamo in bassa costa a cercare funghi. Oggi non è più possibile perché mia moglie fatica a camminare. Facevamo delle belle e lunghe passeggiate, parlavamo tanto. Anche oggi, durante le camminate in montagne, si parla tanto, ci si conosce e ci si confronta. Ogni tanto racconto anche le barzellette. Chi viene a camminare in montagna insieme a me è un amico, la montagna aiuta a consolidare i rapporti. Non si va a camminare in montagna con il primo che capita».
Come ha vissuto i due mesi e mezzo in lockdown?
«Non poter uscire a camminare liberamente mi ha un po’ destabilizzato. Senza far troppe storie ho seguito le indicazioni che ci venivano fornite dalla televisione, ma di tanto in tanto ho cercato di mantenermi in forma camminando entro il perimetro di casa prima e via via attenendomi alle varie disposizioni. Bisogna rispettare le regole».
Una vita da sportivo quella di Guido Sandi, che vanta una grande passione, quella per le bocce: «È la mia vera passione, più importante anche della montagna. Sono un tesserato del Fornaci a Villabruna di Foen. Partecipo anche a tornei. Giocare a bocce è divertentissimo».
Altra grande passione, poi, quella per la bicicletta: «Grazie alla bicicletta ho conosciuto Fausto Coppi! Era il 1950, forse il 51. Ho saputo che Coppi era ricoverato a Roncegno per la rottura del bacino. Non ci ho pensato su due volte, ho preso la mia bicicletta e sono partito alla volta del Trentino. Centoventi chilometri tra andata e ritorno, non con una bicicletta da corsa, ma con una normalissima bicicletta da strada. Una faticaccia ripagata dall’ospitalità di Coppi e della moglie Bruna Ciampolini. Quando mi ha visto, ai piedi del suo letto, mi chiese: “Da dove arrivi? ”. Risposi: “Da Feltre”. E lui subito annuì: “Conosco bene Pedavena dove c’è la birreria dei fratelli Luciani”. Quelle parole mi resero orgoglioso, Fausto Coppi conosceva il mio territorio».
Nelle sue passeggiate ad alta quota, si è spinto anche oltre il rifugio Dal Piaz, è così?
«Siamo arrivati fino al passo Pietena, un centinaio di metri di dislivello in più rispetto al Dal Piaz. Un passo alla volta, senza l’ansia di voler strafare, si arriva ovunque».
Prossimo obiettivo?
«Ogni volta che rientriamo da una passeggiata, telefono subito a mia figlia Mariangela e le chiedo: “Dove ndoe la prossima olta?”. La prossima uscita ce l’ho già in mente, vorrei salire al Pavione, ai 2.350 metri di quota. Dal Dal Piaz c’è da camminare ancora un’ora, un’ora e un quarto su continui saliscendi che richiedono un po’ di preparazione in più. Per questo continuerò ad allenarmi con le mie passeggiate quotidiane attorno a Foen».
Guido Sandi, 94 anni, prossimamente sul Pavione. La storia continua. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi