«I sindaci non c’entrano nulla: non c’è senso d’appartenenza»

Sempre più acceso il dibattito sui giovani “spariti” in Agordino: De Bernardin replica a Da Roit 

L’ANALISI

«Il problema non sono i sindaci, ma altri; da un lato la perdita di senso di appartenenza al territorio, dall’altro la mancanza di politiche nazionali rivolte alla famiglia». Nel dibattito sull’enorme perdita di giovani che l’Agordino ha conosciuto negli ultimi due decenni (-2447 dal 2002 al 2020) interviene il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin. E lo fa rispondendo all’ex collega Sisto Da Roit, sindaco di Agordo dal 2014 al 2019 e vice dal 2004 al 2014. Da Roit ha evidenziato come, a suo giudizio, gli amministratori siano a conoscenza del “problema dei problemi”, ma non consapevoli della sua gravità.

«Il problema del calo demografico in Agordino è gravissimo», ribatte De Bernardin, «quando venne in Unione montana, nel 2014, l’ex ministro Fabrizio Barca non si capacitava del fatto che l’Agordino potesse essere a certi livelli demografici, pur con una potente zona industriale a fondo valle, con i più importanti comprensori sciistici nella parte alta e con una forte vocazione turistica anche estiva. Il ministro fece dei confronti con altre zone montane dove i problemi erano sicuramente maggiori. E allora cosa c’è che non va in Agordino?».

Insomma, non si possono colpevolizzare i sindaci...

«È sempre più facile trovare un capro espiatorio che non fare un mea culpa generale», dice De Bernardin, «lo spazio per candidarsi e fare meglio degli attuali amministratori c’è ogni cinque anni. E per gli ex amministratori di lunga data non è sufficiente dire che quando erano amministratori loro segnalavano la cosa additando gli altri come se fossero dei perfetti, inconsapevoli disconoscenti».

Nel suo intervento Da Roit ha anche sottolineato come la situazione dei sindaci sia pesante, perché non si sa come poter incidere sul problema...

«La soluzione era accogliere i 24 migranti a Comune che ci erano stati proposti (ad Agordo ne arrivarono sei, ndr)?», si chiede De Bernardin, «tutti aitanti giovanotti fra i 20 e i 25 anni di sesso maschile. All’epoca i sindaci, brutti e cattivi, dicevano però anche che, se fossero arrivate delle famiglie con papà, mamma e figli, il discorso si sarebbe potuto affrontare più seriamente. Ma 200/300 aitanti maschietti non avrebbero risolto il problema, visto che Da Roit dice anche che le donne agordine in età fertile sono sempre meno. Quindi? Qual è il problema?».

Chiaro che alcune decine di migranti non avrebbero risolto il problema dello spopolamento. A sorprendere fu però la veemente reazione dei sindaci di fronte a una questione delicata certo, ma di proporzioni nettamente inferiori ai 135 giovani che ogni anno la vallata perde...

«Un giorno», riprende De Bernardin, «il sindaco di Alleghe, Danilo De Toni, mi disse che, in generale, le fasce giovani agordine hanno perso quel senso di appartenenza al territorio che ha legato le generazioni precedenti a rimanere sul posto o, in molti casi, a ritornare. Ora, per molti (non per tutti fortunatamente, ndr) è indifferente vivere a Rocca o trasferirsi a Sedico o nella pianura veneta o in qualsiasi città: maggiori servizi, costo delle abitazioni conveniente, comodità, meno neve e freddo, scuole a portata di mano, opportunità lavorative maggiori e il gioco è fatto. Ci si trasferisce e non si torna più. Quello che ad esempio accade molto meno a Livinallongo, che personalmente reputo l’unico comune agordino dove la gente è ancorata alla terra quasi come accadeva in passato. A Livinallongo nevica molto, i costi delle abitazioni sono alti, i servizi quelli che sono, il freddo non manca, la distanza dai centri e dalle scuole superiori è maggiore che ovunque; eppure, ripeto, almeno sinora, la gente lì rimane più che altrove. Purtroppo la voglia di andare via sta contagiando anche i fodomi. E allora non c’è scampo, ma la soluzione non è quella di accogliere baldi giovani maschi da altre zone del pianeta».

Per il sindaco di Rocca non bastano i buoni per i nuovi nati, non basta bloccare l’aumento delle tasse, non basta nemmeno incentivare “costi sociali” delle case «che raramente mancano ai residenti (Rocca ha circa 600 famiglie e quasi 2000 abitazioni, ndr)», ma servono serie politiche sovracomunali.

«Il problema», conclude, «è che molti giovani montanari non vogliono più fare i montanari. Il problema è la mancata politica nazionale rivolta alle famiglie così come è portata avanti in altre nazioni vicine; mi viene in mente la Francia, ma anche la vicina Provincia di Bolzano, che tuttavia inizia ad accusare il medesimo problema nei Comuni meno turistici e più scomodi». —



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