I segreti di Vaia e il futuro delle foreste nel libro “C’era una volta il bosco”

BELLUNO
Un libro per capire Vaia, le sue cause e i futuri fenomeni che quasi certamente seguiranno la tempesta che mai si era vista prima nelle nostre vallate. È da pochi giorni in libreria “C’era una volta il bosco”, edito da Hoepli e scritto da Paola Favero e Sandro Carniel, con la collaborazione di diversi esperti delle foreste.
Il libro ha come sottotitoli “Gli alberi raccontano il cambiamento climatico” e “Sarà una pianta a salvarci?”. Proprio su quest’ultima riflessione si basa una parte importante del lavoro fatto dagli autori per sensibilizzare le persone sul delicato tema dei cambiamenti climatici e della necessità di un ritorno a una convivenza consapevole e sostenibile con l’ambiente delle nostre montagne. Un lavoro ricco e minuzioso che viene proposto al pubblico con un linguaggio semplice, estremamente divulgativo, per raggiungere tutti e cercare di sensibilizzare quanto più possibile sul tema dell’ambiente e della necessità di invertire il nostro modo di approcciarsi alla natura che ci circonda per evitare disastri come Vaia. Una catastrofe “generata”, come spiega Don Ciotti nella bella introduzione al libro, “da un insieme di fattori connessi a quel modello di sviluppo che invece di costruire vita e speranza collettive produce squilibri, disuguaglianze, ingiustizie e privilegi che si riflettono inevitabilmente sui delicati meccanismi naturali stravolgendo equilibri e scatenando reazioni d’imprevedibile portata. Un regresso, una tragica, immotivata, folle corsa suicida”.
«Mi sono messa al lavoro su questo libro subito dopo Vaia assieme all’oceanografo Sandro Carniel», spiega Paola Favero, forestale e scrittrice, «nei mesi ho raccolto i contributi di diversi esperti bellunesi, tra cui Anselmo Cagnati, Cesare Lasen, Fabio Padovan, Maria Luisa Dal Cortivo, Alberto Riva oltre a professori universitari come Emanuele Lingua, Tommaso Anfodillo, o esperti di storia della serenissima come Franco Bastianon, o di foreste come Luigi Casanova. Hanno partecipato, inoltre, il faunista Francesco Mezzavilla, il dottor Piero Sommavilla e altri ancora».
Il libro parte dall’analisi di ciò che è successo, parlando del bosco in tutti i suoi aspetti, della resistenza delle diverse specie di piante e delle diverse strutture forestali, e prosegue con una riflessione sul fatto che, dalle ricerche storiche effettuate, non vi sia traccia di eventi di tale portata nel passato del territorio: «Considerando il dettaglio dei report che ci sono giunti fin dalla Serenissima, sembra strano che possa essere avvenuta una tempesta tanto catastrofica come è stata Vaia, senza che se ne sia preso nota», continua Favero, «inoltre non ne troviamo traccia nelle foreste, che normalmente, come un diario, conservano i segni degli eventi climatici più traumatici per le piante».
A questo segue la spiegazione tecnica offerta da Carniel, oceanografo e attuale direttore del dipartimento di ricerca del centro Sto Cmre di La Spezia, sullo sviluppo della tempesta: dalla sua formazione fino al suo ingrandimento sopra il Mediterraneo ed infine il suo approccio alle Alpi. «È un libro realizzato da studiosi con importanti basi scientifiche, ma scritto in modo divulgativo e rivolto a tutti, ai giovani e agli adulti, a chi abita le nostre vallate e a chi vive nelle grandi città, spiega Favero, «per esempio la formazione di Vaia è trattata come il racconto del viaggio di questa tempesta dal Nord Europa verso il Mediterraneo come fanno spesso le sue “parenti”, ma che quella volta, schiacciata da due zone di alta pressione che non l’hanno lasciata uscire, ha cominciato a girare arrabbiata sopra un Mediterraneo di due gradi più caldo, finché non si è sfogata sulle Alpi sotto forma di uragano. È una lettura molto piacevole, ma che riporta sempre e solo dati scientifici o ipotesi basate su studi e ricerche».
A questo si unisce un’analisi di tutto quel mondo che vive all’ombra degli alberi: «Si tende a parlare solo delle piante cadute, ma c’è un intero ecosistema che cambia dopo lo schianto di intere porzioni di foresta», continua Favero, «per questo, grazie a esperti di insetti, animali, funghi, e terreno, nel mio libro passo ad analizzare quello che è successo a questo mondo del sottobosco. Purtroppo non basterà ripiantare gli alberi per far tornare tutto come prima, perché l’ecosistema è stato modificato e in ogni caso il clima sta cambiando sempre più velocemente».
Un libro che racchiude in sé anche un gran numero di fotografie, molte delle quali inedite: «Abbiamo riportato molte immagini scattate poco dopo il disastro, raccolte grazie alla disponibilità di alcuni fotografi anche locali, e anche mappe antiche o foto dettagliate delle varie zone colpite».
Il volume termina con due capitoli dedicati all’approccio dell’uomo al bosco: «L’indifferenza e il pensare che determinati problemi non possano toccarci è un errore molto grave. Ci sono state intere civiltà spazzate via dal loro stesso disinteresse per l’ambiente. Non possiamo continuare a ignorare i messaggi che ci lanciano gli alberi che cadono, perché l’ambiente non è più lo stesso e rischiamo di commettere gli stessi errori del passato. Gli alberi hanno accompagnato l’uomo da quando è comparso sulla terra ed oggi ci stanno dando dei messaggi importanti per il nostro futuro». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi