I laghetti rivivono, seggiovia a fine corsa

Voltago. Pubblicato il bando per la gestione del Parco, mentre la Provincia revoca la concessione per l’impianto a fune

VOLTAGO. Frassené si aggrappa ai Laghetti, ma vede svanire il sogno di rimettere in funzione la seggiovia. Le speranze e le tristezze del villaggio di Voltago, un tempo chiamato la “Piccola Cortina”, sono racchiuse, insieme, in pochi giorni. Il 1° aprile l'Amministrazione separata dei beni di uso civico di Frassené, presieduta da Carlo Della Lucia, ha pubblicato il bando per la gestione del famoso Parco Laghetti con i suoi camminamenti su passerelle, massi erratici ciclopici su uno dei quali sorge l'edificio adibito a bar-ristorante e il paesaggio che si presta per l'organizzazione di eventi. Sette anni di contratto (apertura minima obbligatoria dal 10 giugno al 20 settembre), base d'asta a 4.500 euro l'anno. Il termine per la consegna delle buste è il 2 maggio a mezzogiorno (info al 3298404094 o a asbuc.frassene@gmail.com).

«Dopo due anni di forzata chiusura per l'abbandono dei precedenti gestori», dice il presidente degli usi civici, «in linea con gli scopi con cui il comitato frazionale si era proposto al voto degli elettori l'11 novembre 2012, ci siamo prefissi di far diventare il Parco Laghetti di Frassené un tassello fondamentale per l'economia turistica del paese, che oggi langue in una lenta agonia, malgrado ci siano state negli anni diverse iniziative per cercare di contrastare questo fenomeno fondamentalmente dovuto all'abbandono della montagna e al conseguente spopolamento. Come già espresso in altre sedi, per contrastare tutto questo servirebbe solo un miracolo».

Fra gli ingredienti necessari al “miracolo”, Della Lucia ci mette anche l'incentivazione delle attività agro-silvo-pastorali (a partire dalla ristrutturazione e riqualificazione di Malga Losch), la riapertura di un albergo e della seggiovia Frassené-Malga Losch. Quest'ultimo, però, sembra l'obiettivo più difficile da raggiungere. Gli spiragli rimasti aperti, paiono essere stati irrimediabilmente chiusi dalla comunicazione arrivata in Comune pochi giorni fa. «La Provincia» dice il sindaco Bruno Zanvit, «che ha la delega dalla Regione sugli impianti a fune, ha mandato una lettera al proprietario della seggiovia (Renato Martignago, ndr) e per conoscenza al Comune, per informare della revoca della concessione di servizio pubblico. La seggiovia, cioè, non ha più i requisiti per essere messa in funzione e questo complica molto le cose».

Qualche mese fa il Comune aveva avanzato l'ipotesi dell'acquisto (100 mila euro, ndr) se ci fosse stato un serio interessamento per la gestione. Ora però tale ipotesi cade. «Se si vuole farla ripartire», dice Zanvit, «bisogna rifare tutto l'iter per ottenere la licenza. Chi è disposto a sobbarcarsi tutto ciò? Il Comune no di sicuro. E poi diciamocelo: i costi di gestione di un impianto simile sono oggi improponibili».

A 60 anni dall'inaugurazione (6 gennaio 1956 con la benedizione di don Giosuè Fagherazzi) in concomitanza con le Olimpiadi di Cortina, la corsa di quella che fu una delle prime seggiovie della provincia, realizzata con i proventi di quattro lotti di legname della regola di Frassené, pare essere arrivata al capolinea. Se non avverranno “miracoli” o, come dice Della Lucia, non ci sarà «la volontà a crederci e a rimboccarsi le maniche come già fatto in passato», rimarrà soltanto la dismissione dell'impianto. «Finora nessun ente ha chiesto la rimozione», conclude Zanvit «tuttavia noi faremo di tutto per far togliere la seggiovia che, inutilizzata, non è affatto bella da vedere. Credo che anche la proprietà sia spronata in questo senso dalla revoca della concessione».

Gianni Santomaso

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