«Ho un tumore» e spenna un parroco

Una donna di Sedico è finita a processo per truffa di quasi 100 mila euro nei confronti di un prete di Cesiomaggiore

CESIOMAGGIORE. Spoglia il prete di tutti i soldi. Una donna di Sedico finisce a processo per truffa continuata - in tutto, qualcosa come 98 mila euro - simulando anche di avere un tumore in fase terminale. A Tecla De Pellegrin è contestata una recidiva e il procedimento penale nei suoi confronti comincerà il 27 marzo, davanti al giudice Cittolin, dopo che nell’udienza filtro di ieri mattina la collega Scolozzi ha raccolto le liste dei testimoni dalle parti. La donna è difesa da Giorgio Gasperin, mentre il sacerdote cesiolino si è costituito parte civile con Zaglio, segno che punta a un risarcimento dei danni. Le contestazioni riguardano l’agosto di due anni fa.

De Pellegrin era andata in parrocchia per confidare all’uomo di Chiesa di avere gravissimi problemi economici dovuti a drammatiche vicissitudini dal punto di vista familiare e di salute. Secondo l’accusa, gli avrebbe detto di avere un cancro all’ultimo stadio e di essere stata abbandonata dai parenti. Stava molto male e non poteva più contare su nessuno, ecco perché non le era rimasta che la pietà cristiana. Ma avrebbe anche detto di essere in procinto di ricevere una consistente eredità e che aveva solo bisogno di un anticipo. Per mettere a punto la truffa, l’imputata ha coinvolto alcune persone di fantasia e altre realmente esistenti, come il prefetto in carica e un giudice civile del Tribunale di Belluno.

Sarebbe arrivata a contattare il sacerdote, spacciandosi per una suora, in maniera da convincerlo a fidarsi e a darle tutti i suoi risparmi. L’uomo è descritto dalla procura della Repubblica come molto ingenuo, evidentemente sprovveduto e incapace di occuparsi del proprio patrimonio personale. Quei soldi dovevano essere un prestito, ma non si è preoccupato di farsi dare delle garanzie. Anche di questo avrebbe approfittato De Pellegrin, che in definitiva si sarebbe appropriata di quasi 100 mila euro, senza alcuna prospettiva di restituirli.

Si tratta di tutto il patrimonio di un uomo che non aveva preso alcuna precauzione e c’era completamente cascato, di fronte alle continue richieste di denaro.

Solo quando si accorgerà di non avere più nemmeno un euro, non solo sul conto corrente ma nemmeno in tasca, dev’essere andato dai carabinieri a denunciare la donna che gli aveva portato via tutto.

Le indagini preliminari successive alla denuncia-querela si sono concluse con un decreto di citazione a giudizio firmato dal magistrato titolare del fascicolo, che ha portato all’apertura del dibattimento e al rinvio a primavera, quando si comincerà a sentire i testimoni convocati dal pubblico ministero Gulli.

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