«Ho sentito cose terribili su mio fratello»

Al processo per violenze parla la sorella dell’imputato. Importante la testimonianza di un neurologo
Di Gigi Sosso

ALANO DI PIAVE. Cose terribili. Sono quelle che la sorella dell’imputato di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia avrebbe sentito da due vicini di casa. Secondo il neurologo che l’ha avuta come paziente per un certo periodo, la vittima (la moglie) e parte civile con l’avvocato Sonia Rinaldo soffriva di un tipo di depressione che porta anche a immaginare quello che non c’è o a ingigantire le cose, curandola con un farmaco adeguato e ottenendo buon risultati. L’assistente sociale, infine, ha rassicurato tutti, dicendo che il bambino sta bene, è contento e ha appena festeggiato il suo dodicesimo compleanno. Tre testimoni della difesa ieri in aula. Mancava solo il quarto, un uomo che però parla solo kosovaro. Una lingua che, a sentire il legale di fiducia Corrado Zasso, è un po’ diversa dall’albanese e ha reso inutile l’interprete che era stato trovato dal collegio composto da Antonella Coniglio, Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin. Ne serve un altro e non era facile reperirlo in pochi minuti. Inevitabile il rinvio a mercoledì prossimo, quando ci sarà anche la discussione, a cominciare dalla richiesta del pubblico ministero Roberta Gallego.

L’assistente sociale è quella che gestisce gli incontri tra l’imputato e il bambino. All’inizio l’uomo non era favorevole a questo tipo di provvedimento, ma si è convinto e ha partecipato. La donna ha sentito chiaramente un paio di frasi del piccolo: «Papà era aggressivo nei confronti della mamma» e «Papà non ha mantenuto la promessa di non picchiare e insultare la mamma».

I fatti contestati vanno dal 2010 al 2013 e, in questo periodo di tempo, non sono mancate le visite a questa famiglia scappata dal Kosovo durante la guerra con la Serbia da parte della sorella dell’uomo, che vive in Friuli. Poteva succedere che i due coniugi avessero dei problemi, ma non ha mai visto maltrattamenti, pur avendo sentito queste cose terribili sul conto del familiare. Possono esserci state delle incomprensioni, ma nessuno avrebbe mai alzato le mani. Il medico ha diagnosticato una psicopatologia seria alla donna, dopo essere stato consigliato dal datore di lavoro, e le ha dato una terapia a base di un neurolettico. Non è mancata qualche scintilla con il pubblico ministero, tanto che su un passaggio è stato necessario riascoltare la registrazione della deposizione. Rimane un testimone, prima della sentenza, ma ci vuole un nuovo interprete.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi