Gran fondo: Dorina contro gli organizzatori

FELTRE. Dorina Vaccaroni vuole andare fino in fondo, e chiederà un risarcimento agli organizzatori della Sportful Dolomiti Race per il danno di immagine subìto a seguito della squalifica per “traino” poi comunque cancellata. Ieri mattina l’olimpionica del fioretto ha avuto un confronto con l’organizzatore della manifestazione Ivan Piol e i rispettivi legali. Faccia a faccia che si è concretizzato nella sede della Pinarello a Treviso. Dorina Vaccaroni non intende cedere alle sole scuse formali, ed è pronta a fare causa. «Il danno di immagine che ho subìto è stato enorme», argomenta la campionessa veneziana. «La squalifica è stata riportata su moltissimi siti e ne hanno parlato televisioni e giornali. Il traino è equiparabile al doping, e io non l’ho fatto, sono pulita, come sempre è stato. Se vinco a 48 anni e vado più forte delle ragazzine è perchè mi alleno con serietà, e perchè lo sport è il mio mestiere e la mia vita. Non mi accontento delle semplici scuse fatte dagli organizzatori dopo la riammissione, questi hanno agito con troppa leggerezza in questa vicenda. Ora, pretendo scuse ufficiali, che salti fuori il nome di chi mi ha accusata del traino per poi ritrattare, e chiederò un risarcimento per il danno di immagine con il quale ora sto facendo i conti. Sono giorni che gli sponsor, gli amici e la gente in generale mi chiama per avere chiarimenti sull’accaduto. Non esiste che ciò possa accadere».
Il legale di Dorina Vaccaroni entra più nel dettaglio. «Ci siamo presi 36 ore per decidere, dopodiché faremo causa se non saranno accolte le nostre richieste», assicura l’avvocato veneziano Andrea Campi. «Siamo di fronte a una colossale forma di diffamazione che ha colpito una atleta che si è costruita un nome nel mondo vincendo Mondiali e Olimpiadi. Dorina Vaccaroni non è una qualunque, ma una donna serissima che ha fatto dello sport una ragione di vita. Vogliamo sapere il nome di colui che ha segnalato la presunta irregolarità, ritrattando poi il tutto, ma non intendiamo agire contro terzi, solo contro gli organizzatori perchè sono loro che non hanno evidentemente accertato bene le cose al momento. Le scuse semplici non saranno sufficienti e, comunque, il risarcimento che verrà richiesto agli organizzatori della Sportful Dolomiti Race non sarà irrisorio. Ci attendiamo da parte loro una presa di posizione netta».
Sul fronte Sportful prevale il rammarico per l’accaduto. Il presidente del comitato organizzatore e del Pedale Feltrino, Ivan Piol, spiega: «C'è stato un incontro tra me insieme all'avvocato Licini e la signora Vaccaroni con il suo legale, una chiacchierata in cui lei ha esternato le sue lamentele per il danno d'immagine. Noi abbiamo chiesto scusa, decidendo di farlo ufficialmente nonostante fossimo in buona fede. Soprattutto avevamo agito fidandoci ciecamente di quanto detto da un grande esponente dello sport che al termine della gara esternava il comportamento scorretto del traino della bici e aveva detto di essere disposto a testimoniare in merito, mentre invece la mattina del giorno dopo ha ritrattato. Noi le nostre scuse le abbiamo presentate, adesso aspettiamo per domani (oggi, ndr) una comunicazione da parte di Dorina Vaccaroni. Domenica sera nel contesto concitato di fine manifestazione mi sono trovato a prendere una decisione senza prova scritta e mi sono esposto con l'applicazione della squalifica basandomi sull'affermazione di un atleta che ha fatto la storia dello sport italiano. Ora vediamo, di certo l'ultima cosa che mi serve è farmi pubblicità. Se c'è qualcosa di cui posso andare fiero è la morale del mio comportamento in diciotto anni nel mondo del ciclismo».
Simone Bianchi
(con la collaborazione
di Raffaele Scottini)
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