Gli studenti sono tornati a scuola: «Con le mascherine, ma felici»

BELLUNO
Primo giorno di scuola, dopo oltre sei mesi, per gli studenti che devono frequentare i corsi di recupero alle scuole superiori: un momento di gioia per i ragazzi, ma anche un test importante per le scuole che si preparano alla ripartenza post Covid. E c’è anche qualche idea tutta bellunese per far fronte a possibili emergenze.
Vedere gruppetti di studenti a piedi, in bici o in motorino per le vie del centro, rigorosamente con lo zaino in spalla, ha fatto uno strano effetto a molti passanti ieri pomeriggio, ormai poco abituati a quel tipo di traffico in città dopo il lockdown e l’emergenza sanitaria. La realtà è che sono bastate poche decine di ragazzi diretti verso i propri istituti per ricreare un’atmosfera di apparente normalità, dopo un periodo di chiusura così lungo, anche se questo non può certo cancellare i timori che in molti hanno per il futuro di un anno scolastico già segnato in partenza dai regolamenti e dalle tante incognite sulla possibilità di svolgere le lezioni in completa sicurezza.
I primi ad uscire dal liceo musicale Renier alle 15.30, tra i circa 120 convocati, sono stati Carlotta e Riccardo, due studenti di terza che, pur essendosi ritrovati da soli in aula, sono stati felici di tornare dopo così tanto tempo: «I banchi erano distanziati e abbiamo utilizzato la mascherina durante ogni spostamento», commentano, «ma siamo contenti perché ci mancava questo ritorno».
Dimostra invece di non essere preoccupata per il rientro blindato causa Covid Maria Jeanette: «Ho trovato abbastanza normale questo rientro, il corso che sto seguendo di storia dell’arte è molto bello e mi trovo bene con la professoressa», spiega, «vogliamo tutti tornare in classe assieme».
Anche tra il centinaio di rimandati ai licei Galilei-Tiziano trionfa la normalità del momento: «Abbiamo sempre dovuto tenere la mascherina, anche al banco, ma quello che conta è stato ritrovarci», spiegano Davide, Elidjona e Anastasia di 4ª E e A, «finché tutti rispetteranno le regole non abbiamo troppa paura per i contagi».
Felice anche Anastasia, di Prima A, che affronta i corsi di storia e fisica con i compagni, e che non vede l’ora di rivedere il resto della sua classe.
Un’idea che potrebbe risultare vincente è quella venuta alla dirigente dei licei Renier, che ha deciso di suddividere l’istituto in “contingenti”, una sorta di blocchi di aule (saranno 5 con 8-9 classi ciascuno) che non dovranno mai entrare in contatto con gli altri, in modo tale da poter gestire un’eventuale chiusura per contagio in maniera più agile e limitata. «Ogni contingente è dotato di un’entrata, di un’uscita, servizi e delle proprie macchinette del caffè per le pause», spiega la dirigente scolastica, Violetta Anesin, «è una misura che speriamo possa limitare il più possibile i contagi e, nel malaugurato caso che questi si presentino, ci permetta di chiudere soltanto un’aula o, alla peggio, un contingente, senza così interrompere l’intero servizio».
Anche all’aperto, durante la ricreazione, gli studenti provenienti da contingenti diversi dovranno mantenere le giuste distanze: «Sarà necessario ovviamente molto impegno per tenere separati gli studenti dei vari contingenti, perché in molti hanno amici in classi di altri blocchi», conclude la dirigente, «ma contiamo sul lavoro e sulla comprensione di tutti per superare assieme questo momento difficile». —
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