Gli scavi fanno emergere i resti di un torrione

COMELICO SUPERIORE. Sono trascorsi pochi giorni dall’avvio della campagna di scavi 2013 nell’area della struttura quadrangolare con torri angolari e, puntuali, sono arrivate le prime conferme proprio nell’ambito degli allargamenti dei due saggi aperti, alla fine dello scorso ottobre e non solo. Si tratta, innanzitutto, del proseguimento della sequenza di fori, già evidenziati nel 2012, e definiti buche di palo.
Queste testimoniano, per quanto è stato dedotto sinora dagli archeologi, la presenza dei resti del torrione posto nell’angolo nord-ovest del quadrangolo di 62 metri per 62. Tuttavia, se la tendenza del 2012 sembrava indicare un andamento circolare, le nuove cavità fanno presupporre una struttura poligonale, altra forma di torre in uso nelle fortificazioni confinarie romane.
Spostandoci nel sondaggio sud-est, quello dell’aggere, si deve registrare come nell’approfondimento e svuotamento del canale di scolo, ben leggibile in sezione, siano state individuate cospicue tracce di carboni che consentiranno le analisi con il metodo del carbonio 14 dalle quali potrà scaturire una datazione tale da fornire un primo riferimento sulla presenza umana in quella zona. Non si esclude comunque che, prima dell’ultimazione delle indagini, si possano pure mettere in luce altri elementi e reperti datanti come monete, ceramiche e altro ancora.
C’è, infine, il terzo saggio, eseguito in uno spazio interno al quadrilatero, laddove, sempre per ipotesi, potevano trovarsi gli alloggiamenti. Anche qui si sono viste almeno due buche di palo, sebbene ancora insufficienti per tracciare qualche congettura, sull'esistenza di costruzioni esclusivamente lignee. Difatti nelle esplorazioni stratigrafiche sin qui condotte si sono viste pochissime pietre. Del resto le vallate del Comelico e dell’intero Cadore, sono molto ricche di boschi. E si sa che i romani e pure le popolazioni attuali abbiano sempre fatto largo uso di questa risorsa per le loro molteplici necessità quotidiane.
Le ricerche scientifiche, dirette dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, sono eseguite dall’equipe di Davide Pacitti e formata, oltre che dal titolare incaricato dalla direzione del Museo “Algudnei” di Dosoledo nella persona di Arrigo De Martin e il coordinamento di cantiere dell’architetto Daniela Zambelli, dagli archeologi Gian Galeazzi (scopritore del sito) e Diego Battiston coadiuvati dai volontari comelicesi, quelli del Gruppo Archeologico Cadorino e del Circolo Amici del Museo dell’Alpago.
Eugenio Padovan
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