Gli alpini bellunesi a Trento: grande emozione per l’alzabandiera

TRENTO. Già alle 8 Antonio Cason, il presidente della sezione Cadore, e i suoi uomini, erano in piazza, davanti al Duomo, per l’alzabandiera. Angelo Dal Borgo, presidente di Belluno, dice di essersi commosso.
«C’erano i veci ed i bocia di Pieve d’Alpago e di Agordo, perfettamente in piedi, e mi sono sorpreso» confessa. Poi, dopo l’omaggio al tricolore, tutti in pullman verso Rovereto. Insieme a loro anche Stefano Mariech, presidente di Feltre. Lino De Prà, alpino tutto d’un pezzo, che portava il vessillo sezionale sotto la campana dei caduti, racconta di essersi commosso fino alle lacrime. Non è da lui piangere, ma alle parole di Nicola Stefani, “la voce” dell’Ana, non è riuscito a trattenersi.
«Avevo saputo degli attentati ma nessuno ne parlava, lassù al sacrario. Nicola, ricordando i morti, ha dato la risposta più saggia ai quattro imbecilli che non riescono a darsi pace della nostra capacità solidale, aperta alla convivenza».
Rientrati da Rovereto, è ripresa negli attendamenti la festa più caratteristica dell’adunata. Mariech ha visitato i suoi uomini. Dal Borgo ha accompagnato il colonnello Stefano Fregona, già comandante del 7° Reggimento Alpini a Belluno, in visita ai diversi gruppi della sezione. «Lui ha contribuito molto a sistemarli al meglio» confida Angelo, che in tre ore di ricognizione si è bevuto solo mezzo bicchiere di prosecco ed ha assaporato esclusivamente una fettina di polenta con il salame.
«In queste circostanze bisogna prestare la massima attenzione alle proprie condizioni di salute» sorride. Gli alpini di Pieve d’Alpago sono stati scovati in una mansarda, fuori Trento, mentre festeggiavano serenamente in 30 di loro. Poi il rientro in città per l’arrivo della bandiera di guerra. Ed è stata l’apoteosi. «È forse il momento sentimentalmente più appagante di un’adunata» testimonia Mariech. La città è blindata, ci sono diversi cordoni “sanitari”, o meglio di sicurezza da superare.
«Il clima è sereno» fa sapere Lino. Peccato – confida Angelo – che troppi giovani alzino il gomito. Ieri sera De Prà ha cantato con il coro Minimo Bellunese giunto nel pomeriggio e ripartito nella notte. Strapiena la chiesa di Cristo Re. Fragorosi gli applausi. «Agli alpini nulla è impossibile» è l’orgoglio di questa comunità, qui a Trento. Il motto è tutto un programma. «Noi ci proviamo – si legge in uno striscione portato da Belluno –. Anche per noi nulla è impossibile».
Sono più di 12 mila le penne nere in provincia. Tra oggi e domani ne dovrebbero sbarcare 4 mila, forse anche 5 mila. Che raddoppierebbero con gli amici ed i familiari. Ad accompagnarli in sfilata ci saranno i sindaci ed in testa il presidente della Provincia, Roberto Padrin. Dal Borgo, Cason e Mariech li hanno invitati tutti. Solo uno ha risposto di essere impossibilitato. Trento sarà una verifica. Intanto a solidarizzare con il popolo della penna nera è intervenuto Dario Bond, parlamentare bellunese. «Quello che deve essere un lungo week-end di festa si sta rivestendo di un clima pesante e preoccupante» ha dichiarato ieri.
«Bene fa il presidente della Ana di Trento, Maurizio Pinamonti, ad annunciare denuncia contro chi infanga il nome e l’attività degli alpini», conclude Bond che aggiunge: «Da parte mia, mi sto già muovendo in Parlamento per avere risposte: presenterò un’interrogazione sull’occupazione della facoltà e ho già ottenuto l’appoggio del collega della Lega, Massimo Bitonci, che firmerà con me l’interrogazione. Voglio capire come è possibile che un gruppo di anarchici occupi un’istituzione pubblica, che provvedimenti sono stati presi e quali verranno messi in atto perché ciò non accada più, e voglio sapere cosa farà il Governo per difendere l’attività e la dignità delle nostre penne nere».
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