Gli acquerelli inediti di Fabrizio Barbi in mostra a Cirvoi

Alcune opere di Barbi esposte al bar da Giusy a Cirvoi per tutto il mese di ottobre
Alcune opere di Barbi esposte al bar da Giusy a Cirvoi per tutto il mese di ottobre
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na esposizione praticamente inedita di acquerelli che l'autore aveva sempre tenuto "un po' nascosti", forse perché l'intento era stato quello di realizzarli per se stesso. Al bar cooperativa di Cirvoi "da Giusy", per tutto il mese di ottobre, sarà possibile ammirare alcune opere di Fabrizio Barbi, artista nato a Belluno nel 1962 e scomparso nel 2007. La mostra allestita a Castion è voluta dalla moglie, Luisella Fistarol, che vive ancora a Cirvoi.
 «Con mio marito e mia figlia siamo venuti qui circa 13 anni fa», spiega, «credo che quasi nessuno abbia mai visto questo gruppo di acquerelli, mi interessava mostrarli, anche per far capire qual era il pensiero di mio marito».  Tante piccole "finestrelle" geometriche, in cui l'uso del colore e delle forme prende ispirazione dagli elementi naturali. E in cui la trasparenza dei colori ad acqua richiama, negli intenti dell'artista, la precarietà della vita e il suo movimento, la materia e il suo significato, la leggerezza mescolata all'energia. «A Fabrizio sarebbe piaciuto fare l'artista di professione», dice ancora la moglie, «e amava usare qualsiasi materiale: olii, tempere, collage, tecnica mista, anche malte e cementi. In particolare tutto quello che aveva a che fare con la natura. La passione per l'arte lo ha sempre accompagnato».  Gli esordi artistici di Barbi risalgono a quando era ragazzino. In un'intervista di qualche anno fa aveva spiegato che a contribuire a portarlo alla pittura, in particolare quella astratta, c'era stata anche la passione del nonno per la musica lirica e il suo insegnamento: associare i suoni agli elementi della natura e ai colori.  Dopo aver frequentato l'Itis "Segato" di Belluno, Barbi segue corsi di restauro, di fotografia e un corso di incisione presso la scuola internazionale di grafica di Venezia, anche grazie all'incontro con l'artista Riccardo Licata, figura che ha rivestito un ruolo fondamentale nella formazione di Barbi.  Nel 1990 parte la sua attività espositiva, che lo vede presente in tante città italiane, tra cui Trieste, Padova e Treviso, ma anche all'estero, a Parigi, Liegi, Aachen.  Nel 1994 realizza, in occasione della nascita della figlia, "Alle origini della poesia", il suo primo libro d'artista e nel 2005 è incluso nel "Katalogos" delle edizioni "Colophon".  La sua passione lo porta a fondere arti diverse: la pittura con la musica, ma anche con la poesia. Sempre nel 2005 pubblica infatti con Serena Dal Borgo "Dal morbido dei geli". Nelle opere dell'artista bellunese acqua, aria e legno rivestono un'importante funzione e si fondono tra loro. Non una sola tecnica: Barbi utilizzava incisioni, collage, il "pochoir", ottenuto con maschere di colore su carta e materiali diversi, come ferro, garze, pezzi di stoffa. Nei suoi ultimi lavori aveva scelto di usare anche l'acciaio. In occasione dell'inaugurazione della mostra di opere di Barbi presso l'Itis di Belluno, nel febbraio 2008, Alfonso Lentini aveva citato una frase dell'artista che metteva in risalto il legame di quest'ultimo con la sua città natale: «piacciono i muri delle vecchie case bellunesi, questi muri sbrecciati dal tempo. Sento la voglia di fissarne la memoria sulla carta. Ma non li copio realisticamente... li trasfiguro, mettendo però frammenti veri, dei sassolini, della sabbia. Anche i gialli e i bruni dello sfondo sono verosimili. Rievocano le tinte dei larici e dell'erba ingiallita lungo i pendii montani...».

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