Giuliano Viel, 80 anni tutti di un fiato. Il ristoratore bellunese del Borgo si racconta

Dalla Casera in Faverghera alla Locanda al Cacciatore, dove ospitava i figli dei gelatieri all’estero: «Erano come figli». Poi nel 1975 l’acquisto di Villa Doglioni: «L’ho pagata 18 milioni, era in pessime condizioni. Il restauro? Fatto in famiglia»

Belluno. Ha festeggiato in famiglia gli ottant’anni solo pochi giorni fa, accanto a lui la moglie Flora, sposata nel 1967. Ma lunedì pomeriggio Giuliano Viel, titolare del ristorante Al Borgo all’Anconetta, era in giardino a potare rovi e cespugli sotto la pioggia e con un’arietta fresca che scende dal Nevegal di nuovo innevato. Stivaloni gialli e cappello in testa, non sta mai fermo e non ascolta i consigli della moglie e dei tre figli, due dei quali hanno preso in mano il ristorante negli ultimi anni. «Qualche doloretto c’è», ammette. Si porta dietro le conseguenze di un incidente di caccia avvenuto addirittura nel 1972, in Cajada, durante una uscita con Franco Miotto, alpinista e in quegli anni appassionato cacciatore. «Fece un mese in ospedale», spiega la moglie Flora Battiston, che ricorda ancora tutte le vertebre rotte e le difficoltà del recupero.

Lui di Quantin, come tanti altri Viel, lei di Col di Cugnan, pochi chilometri di distanza, ma accese rivalità di campanile. La mamma di Flora era la balia dei Furstenberg e anche la mamma di Giuliano Viel aveva fatto la balia, come tante altre donne bellunesi. Flora ricorda di aver cominciato a lavorare da bambina, quando non arrivava nemmeno al secchiaio per lavare i piatti, le serviva uno sgabello. Poi la filanda in Svizzera e una gelateria zoldana in Germania. Giuliano ha fatto il muratore, a Cortina e al villaggio Eni di Borca di Cadore. Poi ha lavorato anche in una cementeria. Orfano di madre quando aveva solo tredici mesi, non è riuscito ad andare oltre la quinta elementare. La risposta della matrigna all’ispettrice scolastica che sperava di fargli continuare gli studi, fu: «Può continuare a studiare se lei viene qui ogni mattina a portare fuori il letame dalla stalla».

Il diploma di scuola media, Giuliano Viel lo prende a trent’anni, quando va a lavorare per qualche tempo all’Inail. È di quel periodo anche la passione per lo sci da fondo e in questa specialità vince i campionati nazionali dei dipendenti Inail per tre anni.

Comincia nel 1967 la sua avventura nella ristorazione, quando con la moglie appena sposata va a gestire la Casera in Faverghera e insieme il condominio Faverghera di cui erano i custodi. Ma Viel fa molte altre cose, come lo sgombero delle neve; si ricorda bene di quella volta che lavorò su un Unimoc per 36 ore di seguito e si addormentò, con “atterraggio” sul morbido. Di neve allora ne arrivava parecchia: «Nevicava anche a maggio, 20-30 centimetri». Per non parlare del giorno del suo matrimonio, il 25 febbraio 1967 quando c’erano sessanta centimetri di neve e non era facile arrivare al luogo dello sposalizio, Col di Cugnan.

Flora è la cuoca di famiglia e anche adesso con qualche acciacco alle ginocchia che la costringono all’uso di un bastone, si muove nel suo ristorante con il cappello da cuoco. Una passione di famiglia, la sua, tramandata dai nonni, e curata con amore nel corso dei decenni. In Faverghera i Viel rimangono tre anni, poi dal 1969 al 1979 gestiscono la Locanda Al Cacciatore a Castion. Non era solo un ristorante, ma aveva anche delle camere, dove tra l’altro alloggiavano i figli dei gelatieri zoldani che frequentavano le scuole superiori a Belluno, mentre i loro genitori erano all’estero. «Erano come tutti figli miei», ricorda Flora, «ancora adesso vengono a trovarci». Nel frattempo Giuliano aveva messo gli occhi su Villa Doglioni, una dimora storica alle porte di Belluno che risale al 1700. La comprò dalla contessa Rosalia Beltramini nel 1975 per 18 milioni di lire, insieme con 6mila metri di terreno. I restauri durarono ben quattro anni. «Era in pessime condizioni», ricordano i Viel. «Quando si salivano le scale, la casa tremava tutta». Il costo del restauro? Mai fatto quel conto, anche perché Viel ci lavora in prima persona come muratore, insieme con altri famigliari. Ci sono travi recuperate da altri palazzi e edifici di Belluno, il pavimento dell’ingresso è originale ma quello della stanza con il grande camino arriva da Borgo Pra. In un angolo c’è uno scaldavivande in pietra che risale al 1300.

Dal 1979 Al Borgo è un ristorante tra i più apprezzati e importanti del Bellunese, con un parco dove spiccano le sculture di Franco Fiabane. In quel giardino, in quel ristorante sono passati uomini della politica, della cultura, dello spettacolo e dello sport di livello nazionale. E c’erano quelli come il grande fotografo Mario De Biasi e il pittore Riccardo Schweizer che restavano a lungo, per tutta l’estate, come ospiti della famiglia. Tra i politici ecco Giulio Andreotti (atterrato in elicottero nel prato), Giorgio Napolitano quando era ministro dell’Interno, Giorgio Almirante (di lui la signora Flora ricorda la gentilezza). E ancora Fini, Forlani, il ministro dell’Istruzione Carrozza nel 2014 e tanti altri. Nel lungo elenco degli uomini di cultura, saltano agli occhi Alberto Moravia, Dacia Maraini, Vittorio Messori, Mario Rigoni Stern, Marco Paolini (il giorno dopo la diretta del suo spettacolo dalla diga del Vajont). Anche gli Agnelli sono arrivati all’Anconetta, con Clara Agnelli e il figlio Egon von Furstenberg. E poi Vittorio Gassman, Elio e le storie tese, Ale e Franz, Manuel De Sica, Enzo Bearzot, Enzo Biagi (anche lui ricordato con grande affetto),e il portavoce di Wojtyla Navarro Valls. E perfino Antonino Zichichi.

Negli ultimi anni Giuliano VIel si è dedicato anche all’agricoltura, coltivando fagioli, patate, pomodori. E poi ci sono gli asini, che cura con passione. Vicino al ristorante è stata restaurata una struttura adibita a alloggi turistici.

Ma come sono cambiati in questi anni i gusti dei bellunesi a tavola? Su questo aspetto interviene Davide, che gestisce ora la cucina: «I nostri clienti sono molto più attenti alla qualità dei prodotti, hanno una maggiore conoscenza sulle materie prime». E il Covid? «Ci siamo adattati a quello che viene consentito di fare. Quindi facciamo l’asporto ma anche la consegna a domicilio, a Belluno, a Ponte, a Limana, fino a Mel». Con la speranza che tutto ritorni presto alla normalità. Giuliano si è già vaccinato, Flora attende la seconda dose. Il lavoro va avanti, una giovane coppia chiede informazioni sul menù di una festa da fare quanto prima, si spera. Davide elenca una gustosa serie di proposte culinarie. Giuliano, sotto la pioggia, torna a curare il suo giardino. Ottant’anni e sentirli poco: «Non vorrà mica che passi le giornate sul divano, vero?». —
 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi