Gatto astucci, i lavoratori chiedono un “piano B”

Erano in sessanta tra operai, sindacalisti e il sindaco Fedon a manifestare. Una delegazione è stata ricevuta da alcuni membri della proprietà

MILANO. Tornano a casa da Milano con la voglia di sperare i 58 lavoratori della “Gatto astucci” di Domegge, che ieri mattina hanno manifestato nel capoluogo lombardo davanti alla sede della Centro banca, azionista di maggioranza della ditta cadorina che intende chiudere entro il 30 novembre, spostando i dipendenti a Noventa Padovana.

Il pullman con i lavoratori, i sindacati e il sindaco Fedon è arrivato a Milano intorno alle 11 e da lì è iniziata la manifestazione di protesta con fischi e cartelli per chiedere alla proprietà di rivedere la propria decisione.

Passata un’ora dall’inizio della manifestazione, dall’istituto bancario, che si trova in centro a Milano, è arrivata la richiesta di incontro. E così una delegazione (composta da tre lavoratori, dalla referente della Filctem Cgil Denise Casanova, da quella regionale Tiziana Basso e dal sindaco Lino Paolo Fedon) è stata ricevuta.

«Abbiamo presentato le nostre richieste, facendo presente alla banca e al responsabile della comunicazione che questa operazione sarà negativa non solo per i dipendenti, ma anche per la stessa banca, che avrà soltanto dei costi da accollarsi, a cominciare da quelli per il trasporto dei lavoratori a Padova. Insomma, in questa operazione a perderci sono tutti», precisa Casanova.

«Una gestione sbagliata porta dei danni a tutti», precisa ancora la sindacalista, che poi aggiunge: «La banca ci ha detto che prenderà in considerazione quanto le abbiamo detto. Quindi, ci attendiamo nei prossimi giorni che ci possa essere un ulteriore incontro a Domegge. E in quella occasione vedremo quale sarà la proposta».

In parte soddisfatta dell’esito di questa protesta che ha portato all’incontro con l’azionista maggiore, anche la segretaria della Filctem Cgil veneta, Tiziana Basso.

«Per noi la vertenza della Gatto astucci rappresenta ormai un simbolo. È iuna scelta insensata, infatti, che una ditta che è sempre stata bene economicamente e che non ha mai fatto un’ora di cassa integrazione abbandoni il territorio. Sarebbe una scelta con un impatto devastante per la nostra provincia e per il Cadore in modo particolare. Quello che chiediamo è un dialogo franco e soprattutto la presentazione di un’altra proposta, di un “piano B”».

«Su questa vertenza tutta la Camera del lavoro è unita, come lo è stata anche per l’Invesys», commenta Ludovico Bellini, presente anche lui a Milano. «Non avrei potuto fare altrimenti, vista la situazione che si sta creando. Dobbiamo salvare il maggior numero di posti di lavoro. E sono contento che i lavoratori abbiamo voluto sostenere questa iniziativa in modo compatto. Lavoratori, sindacati e amministrazione comunale uniti , a dimostrazione che tutto il territorio è deciso a non mollare su questo punto. Ho visto rabbia tra la gente, mentre ho trovato molta solidarietà da parte dei milanesi, che si sono fermati a chiedere informazioni sulla protesta».

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