Fu la prima donna veneta a laurearsi in ingegneria: Agordo celebra Elvira Poli

la protagonista
Fu Agordo a dare i natali ad Elvira Poli, la prima donna laureatasi in ingegneria nel Veneto. Lo ricorda il numero pasquale di “Echi di Agordo”, il bimestrale della Pieve arcidiaconale di Santa Maria Nascente.
Nel 1920, infatti, Elvira Poli, nata ad Agordo il 22 dicembre 1893 da Guglielmo e da Maria De Poloni, conseguì la laurea in ingegneria all’università di Padova che, lo scorso 25 novembre, l’ha celebrata con un convegno che aveva pure lo scopo di riflettere sul tema delle pari opportunità.
«Era il 1920», scrive Vito Tormen, autore dell’articolo pubblicato sulla quarta di copertina di Echi di Agordo, «e all’epoca si trattò di un fatto che appariva talmente straordinario da essere ripreso anche dal giornale “La Domenica del Corriere” che dedicò all’evento la foto della protagonista e sei righe che riportiamo integralmente: “Per merito della Signorina Elvira Poli di Belluno, le donne venete possono ora vantarsi di avere la loro prima rappresentante fra i laureati in ingegneria. La Signorina Poli ha conseguito recentemente la laurea presso la scuola di applicazione di Padova”».
I genitori di Elvira si erano sposati a Belluno, quindi, secondo le note biografiche che Echi di Agordo ha redatto con la collaborazione di Orietta Ceiner dell’Archivio storico del Comune di Belluno e di Aldo Soccol, esperto di genealogie di famiglie agordine, si erano trasferiti ad Agordo. Probabilmente perché il padre aveva avuto un incarico di insegnante di italiano all’allora scuola mineraria.
In seguito la famiglia si era spostata a Belluno dove Elvira si era diplomata al liceo Tiziano nel 1915. Quindi, dopo la rotta di Caporetto, aveva trovato rifugio a Firenze dove aveva continuato gli studi. Poi passò all’università di Padova.
«Nel 1928, quando una nuova legge lo permise», dice Vito Tormen, «Elvira ottenne l’iscrizione all’Ordine degli ingegneri di Milano e si dedicò alla libera professione. In seguito seguì il marito a Venezia ove rimase fino agli anni ’60, quando, raggiunta l’età della pensione, si ritirò con il marito, ingegner De Rosa, a Castion».
Tormen sottolinea anche che, nel 1957, Poli fu tra le pioniere che diedero vita all’Aidia (Associazione italiana donne ingegnere e architetto) di cui fu vicepresidente fino al 1970.
«Apprezzata per le sue eccezionali doti professionali ed umane», scrive Tormen, «confermate ancora da numerosi nostri compaesani che ebbero modo di conoscerla», Elvira Poli morì a 83 anni il 31 marzo 1977.
Agordo non è nuovo come paese natio di personalità che poi si sono distinte in vari campi. Si pensi a Tito Livio Burattini, inventore del metro, che venne alla luce l’8 marzo 1617 nell’edificio che oggi ospita il Caffè Miniere, oppure ad Antonio Pertile, storico del diritto italiano, che nacque il 10 novembre 1830 nella casa lungo corso degli Alpini dove si trova Sport Agordo.
Nel tempo il Comune di Agordo ha intitolato ai due rispettivamente le scuole elementari e le scuole medie. Forse un riconoscimento lo meriterebbe anche Elvira Poli che circa 100 anni fa fece qualcosa di rivoluzionario.
«Non sono immaginabili», dice infatti Vito Tormen, «le remore e difficoltà relazionali che all’epoca poteva incontrare una donna quando andava ad inserirsi in importanti percorsi di carriera, sino a quel momento prerogativa esclusiva dei maschi».
Secondo il sito www.elvirapoli-unipd.it (dati 2019), oggi alla facoltà di ingegneria di Padova le donne sono 41 su 250 docenti, 2.800 su 13.289 studenti, 25 su 100 ricercatori, 85 su 186 figure di personale tecnico-amministrativo. —
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