Franceschi già piange la Gis
«E' in passivo da sempre, ma chiuderla sarà un bel guaio»

Il sindaco Franceschi e il municipio di Cortina; qui a fianco, lo stadio Olimpico, causa principale del “buco” perenne della Gis
CORTINA.
Con l'ultimo decreto, è stato anticipato il termine di chiusura o cessione delle municipalizzate al 31 dicembre 2012 per i Comuni sotto i 30 mila abitanti.
Cosa pensa al riguardo il sindaco di Cortina, Andrea Franceschi?
«Innanzitutto», risponde, «bisogna dire che, negli ultimi tre anni, le leggi finanziarie e i vari decreti parlamentari hanno continuamente modificato i termini della questione, spostando a più riprese le scadenze relative alle società partecipate e modificando in maniera schizofrenica i parametri di valutazione. Tutta questa confusione normativa ha creato naturalmente ai Comuni italiani gravi difficoltà nella pianificazione delle proprie attività. Adesso, con l'ultimo decreto, sembra chiaro che entro la fine del 2012 le società in perdita andranno chiuse e perciò bisognerà programmare per tempo questi passaggi».
Nel caso di Cortina, cosa dovrebbe accadere?
«Noi abbiamo due società partecipate. La prima è la SeAm, che gestisce i parcheggi e il trasporto pubblico, e che ha il bilancio in attivo; per questo motivo non verrà toccata dal decreto. L'altra è la Gis, che gestisce gli impianti sportivi e culturali del paese e fornisce assistenza per le manifestazioni. Il fatto che non abbia mai avuto nei suoi quasi 30 anni di vita i bilanci in utile ci obbligherà pertanto ad intervenire, pur considerandolo ingiusto».
Perché ingiusto?
«Ingiusto», risponde Franceschi, «perché la Gis svolge servizi pubblici fondamentali, come riconosciuto all'unanimità dall'intero consiglio comunale e perché la perdita è connaturata sia al tipo di attività svolto, sia ai numerosi mutui contratti nel passato per rinnovare alcuni impianti. In realtà, la gestione ordinaria sta segnalando continui ed importanti miglioramenti, come evidenziato dal consuntivo 2010 che ha visto una riduzione della perdita di quasi 200.000 euro e dai dati, seppur parziali, del 2011. Tutto ciò però per la legge non basta».
Quindi in che modo interverrete?
«Ci siamo attivati per tempo», dice, «affidando allo studio Domenichelli un incarico per valutare le possibili alternative e per arrivare entro l'inizio del 2012 ad individuare la strada da percorrere. In via preliminare, possiamo dire che le ipotesi praticabili sono sostanzialmente due. O la privatizzazione totale o parziale della società, cosa peraltro semplice in teoria ma quasi impossibile nella pratica, come è già stato dimostrato da alcuni bandi andati deserti, oppure la chiusura con il ritorno in capo al Comune degli impianti e del personale; anche se, in base alla normativa vigente, non è chiaro se ciò sia possibile».
In che senso?
«Nel senso che, come Comune, abbiamo forti limitazioni», ammette Franceschi, «stabilite dalla legge finanziaria per la spesa del personale che non può essere superiore a quella dell'anno precedente. E' chiaro che, se assumessimo tutti i dipendenti della Gis, tale limite verrebbe superato e non rispetteremmo il patto di stabilità. E' altrettanto vero, però, che se il governo obbliga a chiudere le società partecipate, è possibile che a breve approvi un decreto interpretativo che consenta di farlo nella maniera corretta per non smantellare o svendere il patrimonio degli enti pubblici».
In conclusione, cosa si sente di dire?
«Purtroppo la legge è fatta per eliminare gli sprechi di una grossa parte dell'Italia che è inefficiente», puntualizza il sindaco, «e che usa le società partecipate per dare una poltrona ai politici fuori dai giochi. Da noi non è così: anzi, possiamo dire che il consiglio di amministrazione fa puro volontariato, visto che tutto assieme prende meno di 25.000 euro all'anno a fronte di impegni e responsabilità molto elevati. Di fatto, pur essendo un Comune virtuoso, così come certificato dall'Ifil e dall'Anci, verremo penalizzati, con il rischio che i costi invece che diminuire alla fine possano aumentare. Si tratta di uno dei tanti controsensi dell'Italia; è la dimostrazione che c'è bisogno di autonomia per premiare le amministrazioni pubbliche sane e con i conti in ordine. Una cosa comunque mi sento di garantirla. Ovvero che i servizi non diminuiranno, in quanto una località come la nostra che vive di turismo e deve competere con le concorrenti svizzere e austriache non può chiudere gli impianti sportivi o eliminare le manifestazioni, perché questo darebbe vita ad un circolo vizioso che danneggerebbe l'intera economia del territorio».
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