«Franceschi era troppo decisionista»

CORTINA. Tensioni con i funzionari e appalto rifiuti sono stati al centro dell’udienza di ieri del processo Franceschi, dove hanno testimoniato gli ex assessori Etienne Majoni e Paola Valle, il consigliere di minoranza Gianpietro Ghedina e il tecnico esterno Stefano Selleri, che stese il bando rifiuti. Il sindaco Andrea Franceschi, gli assessori Enrico Pompanin e Stefano Verocai e l’imprenditore Teodoro Sartori sono accusati (a titolo diverso) di turbativa d’asta, tentata violenza privata, abuso d’ufficio e minacce a pubblico ufficiale.
Majoni e Valle, chiamati per confermare le presunte minacce ad alcuni funzionari e in particolare a Paola Lezuo dell’ufficio edilizia privata, hanno puntato più su un «atteggiamento arrogante» di alcuni componenti della giunta e non, come della compagna di Verocai, Stefania Zangrando, insofferenti al metodo di lavoro di funzionari e dirigenti che con il tempo sono stati demansionati. «I cittadini vanno aiutati», era la frase più ricorrente della giunta e questo sarebbe naturale per un amministratore, ma l’accusa mossa agli imputati è di aver oltrepassato i limiti di legge. «Si fa quello che vogliamo noi», era il messaggio che la macchina comunale doveva tener presente, altrimenti il rischio era di “essere fatti fuori”. Una minaccia che i due ex assessori non hanno confermato di aver sentito, in particolare da Franceschi, ma sia Majoni che Valle hanno avvisato Lezuo che la sua posizione era in bilico. Di fatto i due componenti iniziali della giunta Franceschi hanno affermato di essersi dimessi proprio perché in contrasto con un approccio troppo decisionista da parte del sindaco e dei suoi uomini più vicini.
A portare una ventata di novità nel processo è stato Ghedina, che ha raccontato di una lettera consegnata a tutti i consiglieri nell’estate del 2009 (molti mesi dopo che fu scritta) da Sartori. L’imprenditore, inizialmente nominato a capo della Gis, entrò poi in contrasto con Franceschi, che ne chiese le dimissioni. Nella lettera Sartori elencò le “condizioni” per togliere il disturbo: un incarico nel Comitato dei Mondiali di sci, o la gestione dell’elisuperficie di Fiames o un incarico nel servizio di raccolta dei rifiuti con il bando successivo. Della lettera si è parlato molto, ieri, davanti al collegio formato dai giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin, attraverso le domande del procuratore Pavone che ha voluto esplorare ogni dettaglio della vicenda.
La lettera, consegnata da Stefano Ghezze alla Guardia di Finanza che lo convocò durante le indagini, contiene le parole estorsione e ricatto e Sartori offrì il suo pacchetto di voti anche all’opposizione, che rifiutò le condizioni (un assessorato ai lavori pubblici).
Con Ghedina si è parlato anche dell’appalto rifiuti, cioè della consulenza a Selleri e della divisione in tre ambiti dell’appalto che vide sempre l’opposizione contraria per una questione di costi, oltre al fatto che il Comune di Cortina, allora (primo mandato Franceschi) aveva 115 dipendenti e quindi anche le professionalità per coprire la maggior parte delle esigenze, compresa quella di scrivere i bandi di gara.
Ieri il sindaco non era in aula per assistere alla nascita del suo secondogenito, una bambina, mentre Pompanin è in ferie. Tutti gli imputati verranno ascoltati e mancano altri tre testimoni. Si torna in aula il 7, 21 e 28 ottobre. La sentenza entro fine anno.
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