Frana nella notte una parete del Sorapiss

Pezzi di roccia si erano staccati già una settimana fa, poi lunedì il grosso distacco su un fronte di centinaia di metri
Di Alessandra Segafreddo

CORTINA. Lunedì sera intorno alle 23 una grande parete rocciosa si è staccata dalla parete del Ciadin del Laudo, nel gruppo del Sorapiss nel Comune di Cortina. Il distacco è avvenuto ad un'altezza di 2.378 metri. Un distacco che è seguito ad altri iniziati mercoledì scorso.

Da quota 3.154 sulla Croda Marcora, avevano iniziato a staccarsi pezzi di dolomia, sempre di notte, provocando boati percepiti soprattutto dagli abitanti di Misurina e di Auronzo di Cadore.

Nella notte tra lunedì e ieri il distacco è stato maggiore, tanto che ieri all'alba, si è alzato l'elicottero del Corpo forestale dello Stato, con a bordo personale del Soccorso alpino di Cortina, del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Cortina e un tecnico dei Sevizi Forestali Regionali, per effettuare una ricognizione e valutare le conseguenze. Dalla prima ricognizione si è appurato che non vi erano persone coinvolte nella frana, e che il distacco non aveva causato danni.

Da una prima stima sembrava fossero franati oltre mille metri cubi di materiale, le notizie che ieri mattina giravano parlavano di un fronte franoso di 300 metri di larghezza e 400 di altezza. Le dimensioni relative al materiale franato sono immediatamente state rimpicciolite da chi era sul posto.

«È scesa una frana di medie dimensioni», spiega Mauro Dapoz, capo sezione del Soccorso Alpino di Cortina, «le Dolomiti franano da sempre e questa non è una novità. Abbiamo fatto un sopralluogo e abbiamo anzitutto visto che non c'erano persone coinvolte. Non avevamo infatti richieste relative a persone scomparse. La parete era in movimento da giorni, l'ultima frana si è staccata dagli "scivoli" e dai lastroni di roccia del Ciadin del Laudo, che sono compresi nel Gruppo del Sorapiss, che si trova sul versante che guarda Misurina ed il Passo Tre Croci».

La zona è quella attraversata dalla classica escursione che dal Faloria, raggiunge il Rifugio Vandelli attraversando la Forcella del Ciadin (2.378m) che immette, appunto, nella conca del Cadin del Laudo, dove è avvenuta la frana.

«I sentieri che dal rifugio Tondi portano al Vandelli e poi al Ciadin non sono stati interessati dal distacco», tranquillizza Dapoz, «è stata parzialmente danneggiata la scorciatoia che porta nello stesso punto. Non c'è da allarmarsi: non è crollato tutto il Sorapiss e soprattutto nessuno si è fatto male».

Sullo stesso tono le dichiarazioni del comandante della Forestale, Isidoro Furlan. «La parete si è staccata dalla 'parete madre'», spiega, «ed è crollata verticalmente a valle in un letto comodo, invadendo il sentiero che porta al Ciadin del Laudo. Fa male vedere crollare una grande parete del patrimonio dell'Unesco, ma è una cosa fisiologica che non è dipesa da un evento sismico o da grosse infiltrazioni».

Tesi quest'ultima, confermata dal geologo Gabriele Scarascia Mugnozza, dell'università Sapienza di Roma. «Crolli di questo tipo sono abbastanza normali sulle Dolomiti», dichiara il geologo, «la causa sarebbe l'oscillazione della temperatura. Le continue escursioni termiche che avvengono dal giorno alla notte, infatti, fanno espandere e contrarre la roccia, fino a provocarne la rottura. Siamo a fine estate e fenomeni di espansioni e contrazione della roccia sono comuni, considerando che in questo periodo dell'anno la temperatura si abbassa nella notte avvicinandosi allo zero, mentre si alza durante il giorno a causa dell'insolazione. Un fenomeno noto come "termoclastismo" che è una dinamica», conclude il geologo, «normale in contesti montuosi con pareti ripide».

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