Fine corsa per l’Opera Arrigoni
BELLUNO. Dopo 35 anni ha cessato l'attività l'“Opera Martino Arrigoni”, nata in memoria del piccolo Martino affetto da una gravissima cardiopatia all'epoca non operabile. L'associazione, fondata il 12 dicembre 1979 per aiutare famiglie con figli malati, orientare e informare rispetto a cure e strutture, ma anche istituire borse di studio e fornire apparecchiature e materiali d'ausilio, ha investito in azioni di solidarietà oltre 500 mila euro, di cui 150 mila in interventi di sostegno alla ricerca nel campo di cardiopatie congenite e patologie cardiovascolari e oltre 350 mila euro in un centinaio di interventi di assistenza a situazioni di bisogno, per acquisto ausili e altro. Oltre a essere scaduti i termini statutari stabiliti al momento della fondazione, nel tempo sono venuti meno i motivi principali che avevano spinto la famiglia Arrigoni a dar corso a questa iniziativa di solidarietà. Oggi sono diventate rare quelle specifiche richieste di aiuto, tanto che negli ultimi anni l’Opera ha agito come Fondo di solidarietà.
Questo il profilo tracciato del presidente del Comitato d'Intesa, nonché uno dei fondatori dell'Opera, Giorgio Zampieri: «Ricordo ancora quel dicembre 1979 con la firma dell'atto costitutivo dei rappresentanti di San Vincenzo de’ Paoli, Rotary Club e Emigranti Bellunesi (Giambattista Arrigoni, Francesco Cucchini, il sottoscritto, Vincenzo Barcelloni Corte, Nicolino Pertile, Jacopo Dalle Mule, Dario Emeri). In questi decenni l'Opera ha dato tempo, impegno, risorse, sostenendo talenti e dando accessibilità, in parallelo e non in alternativa al servizio pubblico, con tangibili segni di attenzione, sostenendo e promuovendo una vasta dimensione di opportunità che ha permesso di avere quel diritto alla salute garantito a tutti e che a tante persone della nostra comunità e non solo ha migliorato la qualità della vita. Il patrimonio residuo dell’Opera (circa 14 mila euro) è stato devoluto al Fondo provinciale di solidarietà gestito dal Comitato d’Intesa, che potrà così garantire tante richieste. È stata una realtà fatta di gesti di chi aiuta l’altro in difficoltà, con la stessa energia che avrebbe impiegato per se stesso o per un suo familiare». (e.d.c.)
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