Fieno biologico per il latte bio

Le serate sul futuro dei prati hanno fatto emergere alcune idee

FELTRE. “Il futuro dei nostri prati” sta nella lungimiranza delle aziende locali. Perché ormai l'agricoltura e l'allevamento non sono più soltanto affari di famiglia, ma sono sempre più legati al guizzo imprenditoriale dei bellunesi - e non solo. Il recupero di prati e pascoli, come quelli delle Camogne o del monte Grave affrontati dal Parco nazionale Dolomiti bellunesi, sono impensabili senza una pianificazione degli effetti e una rete di beneficiari. L'hanno detto in molti alla mini rassegna sul tema che si è svolta tra fine febbraio e inizio marzo nelle due frazioni di Arson e Lasen, ideata e sapientemente condotta dal botanico e naturalista Cesare Lasen.

La strada più concreta che si prospetta è «la produzione di fieno biologico per sostenere la filiera del latte bio», una conversione che porterebbe ad una buona remunerazione aggiuntiva per i produttori di latte. Il progetto è nelle agende di Lattebusche già da diverso tempo e continuano serrati i colloqui con gli allevatori bellunesi, soprattutto della provincia alta, e con le istituzioni (questa settimana è previsto un tavolo veneziano sul tema, anche per capire l'entità di eventuali finanziamenti). «Ci sono filosofie differenti, da quelle aziendalistiche a quelle manutentive, che forse per paesi e frazioni come Arson e Lasen ha più significato», riassume Lasen, «qui non abbiamo tanti ettari individuali per gestire certe operazioni».

Di fatto la gran parte dei bandi «sono tarati su realtà che non hanno le nostre dimensioni», quindi il percorso sarà tutto ostinatamente in salita. La partecipazione a entrambe le serate informative è stata «superiore ad ogni attesa e previsione», il dibattito «per quanto possibile animato». Alcuni progetti di recupero dei fondi abbandonati o rimboschiti sono già in corso, altri verranno avviati il prossimo anno. Anche perché la questione prati si collega in modo stringente a quella del governo del territorio, alle alluvioni, alle frane e alle colate di detriti, insomma alla cura del paesaggio. «Non ci sono ricette miracolose, ma per cominciare è importante che la gente venga a sapere e sia informata dei valori e delle potenzialità».

Al momento, almeno nel Feltrino, mancano i numeri per mettere in piedi una rete strutturata di recupero prativo delle coste montane. «Andrebbero richiamate le autorità e coloro che hanno potere decisionale, come gli imprenditori, e andrebbero esortati a investire in questo settore». Sulla scia, il tema del prossimo anno è già stato scelto: foraggio, orticole e colture in pieno campo, quali prospettive? (f.v.)

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