Raccolto compromesso, a Lamon non ci saranno fagioli in vendita negli stand

Nel fine settimana la tradizionale festa, dove si potranno gustare piatti a base di fagiolo. Nulla in vendita però: va garantita la semente per il prossimo anno

Raffaele Scottini
Uno stand alla festa del fagiolo qualche anno fa
Uno stand alla festa del fagiolo qualche anno fa

Annata nera per la coltivazione del fagiolo di Lamon. Era accaduto nel 2003, l’anno della grande siccità, e poi nel 2012, con le piante attaccate dagli afidi. E questa stagione la situazione si ripete, con una produzione davvero scarsa per colpa degli “afidi alati” che hanno danneggiato le piante in tutta la zona interessata dalla coltivazione, non solo Lamon e Sovramonte, ma anche la Valbelluna.

Non ci potrà essere il prodotto da mettere in vendita negli stand del consorzio che di solito vengono allestiti in piazza. Comunque la manifestazione si svolgerà regolarmente, con un invito a gustare piatti a base di fagioli (ma non solo). E questa peculiare caratteristica non verrà meno, neppure in questa edizione.

«La nostra priorità», afferma la presidente del consorzio di tutela del fagiolo di Lamon Tiziana Penco, «è quella di avere a disposizione la semente per il prossimo anno. Altro obiettivo è assicurare il prodotto alle gastronomie che saranno allestite per la festa del fagiolo di Lamon: e quindi dobbiamo riuscire a consegnare alle associazioni che si occupano degli stand tutto il fagiolo che ci hanno chiesto», aggiunge. «Per questi due motivi non avremo a disposizione sui banchi il prodotto fresco e secco della stagione 2025».

Ci sarà quindi solo uno stand informativo del consorzio, ma nessun produttore venderà il fagiolo. «Non siamo in grado di assicurare una quantità di fagiolo adeguata da mettere in vendita», allarga le braccia la presidente del consorzio di tutela.

Quest’anno, la produzione di spagnolet, varietà di fagiolo preferita dall’80 per cento dei produttori, è stata attaccata dagli afidi alati, che si sono mossi come in una nuvola, attaccando le foglie, succhiandone la linfa e bloccando quindi la crescita della pianta. «Lo spagnolet è una pianta meno forte dell’altra varietà, il calonega, che è più resistente alle virosi», spiega Tiziana Penco. «Ma la maggior parte della nostra produzione è appunto di spagnolet. Il guaio si è presentato a giugno, un mese dopo la semina, quando sono arrivati gli afidi. Si tratta di una infestazione ciclica ed imprevedibile», commenta. «Gli afidi inoculano il virus nelle piante che fino a quel momento erano belle e senza problemi. Solo chi ha seminato prima delle date tradizionali, i primi giorni di maggio, ha potuto salvare la produzione. Oppure sono stati risparmiati i campi più isolati, vicino ai boschi, in luoghi riparati».

L’attività del consorzio di tutela del fagiolo di Lamon ovviamente prosegue, con nuovi progetti di studio e di prove di coltivazione. Un progetto appena partito è il “Fabidea”, con un plafond economico di 433 mila euro e una durata di tre anni. Due università, quella di Udine e quella di Padova, studieranno le soluzioni per tutelare le coltivazioni, anche sul fronte del cambiamento climatico. Due produttori, Antonella Verardi e Andrea Reato, metteranno a disposizione i loro appezzamenti mentre altre dodici aziende potranno usufruire di consulenze gratuite. Nel consorzio ci sono 53 produttori e 40 aziende certificate.

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