Feltre nel cuore, un barista in regia

Dal Pastro: «Non ci ascoltano mai, ho aiutato altri eventi e associazioni»
Feltre nel cuore, a destra Roberto della Torrefazione
Feltre nel cuore, a destra Roberto della Torrefazione
 
FELTRE.
Formula da aggiustare riducendo le quote di adesione considerate unanimemente troppo alte e inserendo in calendario altre attività e iniziative. E poi ci vuole un rappresentante dei baristi nella cabina di regia. Feltre nel cuore ha debuttato venerdì con una buona affluenza. Hanno lavorato soprattutto i bar, mentre per i negozi le due ore di apertura serale servono a gettare il sasso nello stagno.
 La vetrina illuminata e il passeggio vanno d'accordo e magari qualcuno torna il giorno dopo per vedere il capo scontato che ha visto la sera prima. La questione dei locali pubblici che non hanno pagato la quota è tornata d'attualità anche quest'anno, considerato che i bar che hanno dato forfait sono in crescita.  «Se tutti pagassero», dice il titolare del bar Principe, «la quota sarebbe sicuramente inferiore. Se uno non vuole pagare perché non crede nella manifestazione è libero di farlo. Con coerenza dovrebbe però tenere chiuso».  I proprietari dei principali bar interessati dalla polemica reagiscono. Certamente chi non paga ha i suoi motivi, li ritiene più che validi, magari li ha già espressi ai vertici di Feltre Insieme.  Raffaela Dal Pastro del Caffè Commercio difende la sua scelta: «Quest'anno per la prima volta ho deciso di non pagare», dice, «perché troppe cose non vanno, a cominciare dal fatto che a decidere sono sempre gli altri e non si viene mai consultati se non a cose già fatte. I baristi non hanno voce in Feltre Insieme. Decidono sempre le stesse persone. Non nego che per il locale ci sia un ritorno d'immagine, ma dal punto di vista economico il venerdì non si guadagna un euro di più. Per garantire il nostro standard di servizio al cliente, siamo in sette persone e posso assicurare che quando hai pagato tutto il personale, margine ulteriore non ce n'è. Ho investito parecchi fondi a sostegno di altre associazioni e manifestazioni di Feltre e mi sento pienamente a posto con la coscienza. Il mio contributo a Feltre lo do anche la domenica tenendo aperto e garantendo il servizio in pieno centro».  La titolare del Caffè Commercio si è scontrata con un muro anche in Comune: «Un gruppo di baristi aveva proposto a suo tempo un'altra possibile chiusura del centro, ben fatta e più ampia di quella inutile che c'è attualmente la domenica. Ci avevano detto che l'avrebbero presa in considerazione. Mai più sentito nessuno. Ci vorrebbe unità e invece ognuno pensa per sé. Ci vorrebbe partecipazione e invece non si viene coinvolti. Dopo avere sempre pagato estate e inverno per tanti anni, questa volta ho voluto mandare un segnale. In tanti non pagano da anni».  Da parte sua, la titolare del Vaporetto di via Roma con terrazza su piazza Isola, Erica Pian, è tranquilla. Lei non paga la quota già da qualche anno: «E' un bene che il caso di Feltre nel cuore sia venuto a galla. Mi fa piacere. Molto presto spiegherò perché non aderisco. Adesso preferisco lasciare decantare la situazione. Inutile rinfocolare polemiche».  Roberto della Torrefazione di largo Castaldi pensa a modifiche della formula: «Per il mio locale, Feltre nel cuore non è strategico perché ho una clientela che si concentra all'ora dell'aperitivo, ma partecipo per sostenere l'iniziativa. Secondo me bisogna abbassare la quota di partecipazione, fare solo tre serate con maggiore respiro. A queste condizioni tutti parteciperebbero».  Sempre schietta Barbara Raveane del bar Impero: «Quando c'è di mezzo un'iniziativa a pagamento non entro in casa d'altri. Ognuno ha i suoi motivi per partecipare o meno. Giusto rispettare le scelte di tutti».

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