Feltre, ecco il Palio: riti e rivalità in una sfida che si rinnova

Febbre alta nelle quattro contrade che puntano al drappo, mentre per gli ospiti neutrali c’è il fascino della rievocazione

FELTRE. Una città tra spirito di quartiere e richiamo turistico internazionale. Sono i giorni del Palio. Correva l'anno 1980, fu la prima volta come iniziativa a carattere culturale e vinse Santo Stefano nella sfida agonistica. Oggi, a trentadue anni di distanza, ma le edizioni sono trentatre perché nel 1997 ci fu anche un estemporaneo Palio di maggio dettato dalla necessità di documentarlo per le reti televisive nazionali, il gioco delle rivalità incrociate tra amici-nemici nel primo week-end di agosto torna ad animare le contrade. E in attesa della competizione che scalda il tifo, è già tempo di sbandierate, di rulli di tamburi e tavole imbandite. Con le cene di quartiere di ieri sera è iniziata la lunga festa - ininterrotta per qualcuno - che porterà alla consegna dei quindici ducati. Oggi il via alle gare: le prime due in cittadella, le altre domani pomeriggio in Pra' del Moro. Si comincia dall'arco che richiama la nascita della manifestazione per far montare la suspense e lo spettacolo – per chi vede tutto da fuori, perché per i contradaioli ogni gara è un attentato alle coronarie – fino al clou della corsa dei cavalli. All’ombra del castello di Alboino, dopo il lancio della sfida, rompono il ghiaccio gli arcieri. Nel 1978, in occasione del sesto centenario della nascita dell'educatore umanista Vittorino da Feltre, si decise di ricordare la donazione spontanea della città a Venezia e l'anno successivo ebbe luogo la prima rievocazione con un piccolo numero di figuranti e una gara di archi. Dodici mesi dopo fu ripristinato il Palio dei quindici ducati con la divisione del comune nei quattro spicchi dei quartieri che da quel momento ne sarebbero stati i concorrenti.

Il recente passato consegna i favori del pronostico dell'arco a Port'Oria, anche se l'ultima volta, un po' a sorpresa, si impose Castello. Poi arriverà la staffetta, che come sempre metterà di fronte atleti di spicco del mezzofondo accanto a validissimi corridori locali. Il Duomo è la squadra da battere. Dopodomani la conclusione, con il tiro alla fune ad assegnare altri punti buoni da mettere in saccoccia – nel 2011, anche qui la Stella ha strappato la vittoria – e infine la corsa dei cavalli, decisiva. A questo punto i contradaioli si preparino a gioire per una vittoria o a ricominciare a sperare nel prossimo anno.

Il Duomo sogna una storica tripletta che riuscì solo al Corno d'oro dominatore nei primi tre anni di vita della manifestazione, roba d'altri tempi. Port’Oria, contrada che da sempre sente in modo particolare la necessità di coinvolgere la propria popolazione, forse anche per andare a colmare il gap che l'ha sempre visto definire il quartiere povero, cerca la liberazione dal titolo più odioso: essere la “nonna”, quella che non vince da più tempo (non festeggia dal 2007). Il Castello - il nome deriva dal Castello di Alboino che domina la città - è il più titolato con undici drappi. Otto ne hanno Santo Stefano e Duomo (compreso quello anomalo di maggio 1997). Port’Oria chiude con sei.

L'anno scorso la Stella ha lasciato le briciole agli avversari, aggiudicandosi tre gare su quattro e conquistando il record di punti, 42, con l'Aquila seconda a quota 30 a recriminare nei mesi successivi perché il cavallo vincitore è stato trovato non negativo all'antidoping e squalificato per questa edizione, lasciando però la classifica immutata. Terzo chiuse il Leone con 26 punti, ultimo il Corno con 23. Da qui si ricomincia, nel frattempo il regolamento è cambiato e d'ora in avanti in caso di positività di un cavallo è prevista la revisione della graduatoria.

Siamo alla vigilia delle gare e la febbre è già alta, tra goliardia e serietà. I quartieri agognano il drappo, mentre il Palio ricorda sé stesso e si rinnova con il classico tuffo nel Medioevo, aprendosi ai turisti. La vicenda storica è quella del 1404, quando i feltrini, timorosi di ricadere nelle mani dei carraresi chiesero protezione alla Serenissima. Oggi con i costumi di allora, nella pubblica piazza Vittore Muffoni (feltrino) dona a Bartolomeo Nani (veneziano) le chiavi della città e al grido “viva, viva San Marco” iniziano i festeggiamenti. E le sfide, ovvio.

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