Evade per la seconda volta, resta libero

Una nuova legge impedisce ai gip di mandare in carcere o ai domiciliari chi potrebbe essere condannato a meno di tre anni
Di Irene Aliprandi

BELLUNO. Evade per la seconda volta dagli arresti domiciliari e il giudice è costretto a lasciarlo libero. Primo concreto effetto di una nuova legge, la n. 117 dell’11 agosto 2014, in vigore dal 21 agosto dopo il decreto legge, operativo dal primo luglio, di modifica al codice di procedura penale. La norma dice che «non può essere applicata la misura della custodia cautelare in carcere o quella degli arresti domiciliari se il giudice ritiene che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena», cioè se la condanna non sarà superiore ai tre anni. In sostanza, d’ora in poi, i giudici per le indagini preliminari devono “immaginare” quale sentenza verrà emessa dal tribunale al termine del processo.

Le conseguenze di questa legge si faranno sentire, ma a Belluno c’è già un esempio pratico. Un uomo di origini veneziane, evaso nelle ultime ore per la seconda volta dalla comunità bellunese dove si trovava agli arresti domiciliari, è stato rilasciato dal gip, che ne ha convalidato l’arresto per evasione, ma non ha potuto far altro che rimetterlo in libertà, visto che la pena massima per l’evasione è di tre anni.

L’uomo era stato arrestato, la prima volta, per resistenza a pubblico ufficiale ed era stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. In attesa del processo per quel reato, l’uomo è evaso e, dopo essere stato arrestato, è finito in carcere. La prima evasione risale alla tarda primavera, prima della legge in questione e, per quella evasione l’uomo ha patteggiato una pena di cinque mesi e 10 giorni da scontare a Belluno. Dopo il patteggiamento, avvenuto a Venezia e non ancora irrevocabile, l’imputato è stato rimandato agli arresti domiciliari nella comunità bellunese, dalla quale è scappato di nuovo in questi giorni.

Scoperto e arrestato per la terza volta, l’uomo ieri è comparso davanti al giudice Vincenzo Sgubbi, che ha convalidato l’arresto ma, contrariamente a quanto avveniva in passato in caso di evasione, non ha potuto aggravare la misura cautelare a carico dell’imputato. Anzi, la lettura della nuova legge è stata chiarissima: la conseguenza diretta di questa nuova evasione ha portato l’uomo dritto verso la libertà. Naturalmente il veneziano dovrà affrontare un processo, subirà una condanna e, se dovesse continuare ad accumulare reati finirà per superare i tre anni fatidici che lo separano dal carcere.

La preoccupazione dei giudici sugli effetti della nuova legge, tuttavia, è concreta, perché buona parte dei reati che creano allarme sociale (dal furto allo spaccio) si concludono con condanne inferiori ai tre anni e quindi sarà dura applicare misure cautelari.

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