En&En, bancarotta da 25 milioni di euro: chiesto il processo per i dieci imputati

BELLUNO. Buco da 25 milioni euro. La Procura ha chiuso le indagini sul fallimento della En&En Energie per l’Energia. Dieci gli avvisi di garanzia firmati dal procuratore Paolo Luca e altrettante richieste di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta aggravata.
Destinatari tutti i componenti del consiglio d’amministrazione e del collegio sindacale della società idroelettrica con sede in via Caffi, che costruiva centraline, oltre a dei tecnici: Elio Tramontin, Paolo Paoletti, Angelo Caneve, Piergiorgio Monti, Erik Giarratana, Giancarlo De Bona, Lino De Luca, Matteo Merlin, Marzio Battistella e Angelo Smaniotto. A quanto risulta, alcuni hanno già prodotto una loro memoria difensiva, altri hanno preferito farsi interrogare.
Le indagini sono state svolte sul campo dalla Guardia di finanza e hanno permesso di quantificare un crac da 25 milioni e di individuare una serie di operazioni dannose. La società a responsabilità limitata era stata dichiarata fallita il 27 marzo 2018 dal giudice Paolo Velo del Tribunale di Belluno e, come curatore fallimentare, era stato nominato Guerrino Marcadella.
Tramontin, Paoletti, Caneve e Monti erano gli amministratori, insieme a Bortolo Caneve, che nel frattempo è deceduto. L’accusa ai quattro è quella di aver provocato il dissesto economico della società e il successivo fallimento non solo con iniziative dolose, ma anche false comunicazioni sociali.
In particolare, il 24 aprile 2013 hanno concluso una fusione inversa per incorporazione con la Sviluppo 75. Alcuni soci - Areatecnica, Eurmoda Group, Fratelli De Pra, Metalcarpenteria, Omap e Pellizzotti - avevano deciso di uscire dalla società, ebbene le loro quote sono state comprate dalla Sviluppo, che in un secondo momento è stata incorporata dalla En&En. I quattro (non la società) ci hanno guadagnato e lo scopo era proprio questo, in mancanza di qualsiasi altra giustificazione economica.
L’operazione è stata possibile grazie alla sopravvalutazione per più di 13 milioni di euro del patrimonio della Sviluppo 75, che in questo modo aveva un attivo in grado di coprire i debiti. Quanto ai bilanci dal 2013 al 2015 della En&En, non sarebbero stati genuini e gli amministratori avrebbero nascosto un pesante passivo, aumentato l’esposizione con le banche, accumulato altri debiti e dissipato altre risorse.
Giarratana è il commercialista incaricato di stimare il valore di En&En nel 2013. La Procura gli contesta di aver scritto due relazioni di stima, nelle quali sottolineava la convenienza della fusione inversa, nascondendo la perdita per la società che invece aveva provocato. De Bona è l’esperto nominato dal Tribunale, che il 14 febbraio avrebbe certificato la veridicità dei dati aziendali e la ragionevolezza del progetto di fusione inversa con Sviluppo 75. La sua imputazione è di falso.
De Luca, Merlin e Battistella facevano parte del collegio sindacale e non avrebbero esercitato i loro doveri di controllo e vigilanza, in quanto avrebbero omesso di evidenziare le conseguenze finanziarie che ci sarebbero state e di segnalare i rischi, sia per la società che per i creditori, permettendo anzi dei trasferimenti di risorse ad alcune partecipate.
Smaniotto è il professionista, che il 4 dicembre 2017 ha presentato il piano di concordato preventivo. Nella documentazione, non c’erano informazioni importanti sui tanti problemi, che aveva la En&En e l’attestazione richiesta per i concordati con simulazioni e comparazioni tra l’ipotesi di concordato e quella di fallimento. Non era nemmeno detto che il concordato fosse possibile, tanto è vero che il 27 marzo 2018 c’è stata la sentenza di fallimento. Poi le indagini per bancarotta fraudolenta. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi