Edilizia in crisi la storica “Romor” è in liquidazione

I 28 dipendenti rischiano la mobilità, ma i sindacati trattano In pericolo anche i 15 addetti della “Superbeton”
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. La ditta Romor Aurelio e Gino srl di Ponte nelle Alpi è stata messa in liquidazione. La notizia è arrivata come una doccia fredda sui 28 dipendenti, che ora rischiano di trovarsi in mobilità. In queste ore sindacati e azienda stanno cercando di evitare i licenziamenti, garantendo ai lavoratori il supporto degli ammortizzatori sociali.

Azienda storica nel settore industriale del cemento e calcestruzzo (tanto che compie 60 anni proprio quest’anno), da tempo la Romor era in cassa integrazione ordinaria, che sarebbe durata fino al prossimo agosto. Nei giorni scorsi, però, è arrivata la lettera con la quale si annunciava la messa in liquidazione e la conseguente apertura della procedura di mobilità.

La parti sociali hanno incontrato subito i titolari dell’impresa e, «dopo una discussione, abbiamo convinto l’azienda a verificare la possibilità di utilizzare o la cassa straordinaria o la cassa per mancanza di commesse». «In questo modo si darebbe un po’ più di ossigeno ai lavoratori», precisa Adriano Tiziani della Feneal Uil. «Il problema è la carenza di commesse e la presenza di alcuni crediti che la ditta non riesce a riscuotere, oltre al fatto che l’edilizia versa in gravi situazioni», prosegue Tiziani, che aggiunge: «Crediamo che ci possano essere ancora delle possibilità per i lavoratori. L’azienda, dal canto suo, si è impegnata a verificare questa opportunità e nell’incontro della settimana prossima ci darà la risposta».

Della situazione precaria erano giunte notizie frammentarie nelle settimane scorse ai lavoratori, ma che fosse così grave, nessuno lo aveva intuito. Ora si attende di conoscere il responso della azienda la settimana prossima.

Intanto, anche un’altra grande società che opera nel campo delle escavazioni e del calcestruzzo ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per i suoi 386 lavoratori. Si tratta della Superbeton spa, che ha 15 addetti della provincia di Belluno. La società, nel Bellunese, conta quattro cantieri-impianti: a Faè di Longarone (sede principale) in cui sono impiegati 10 addetti; a Cimagogna ad Auronzo con un dipendente; in località Brustolada a Sospirolo (2 dipendenti); a Vodo di Cadore con un addetto.

Da oltre 20 anni, la trevigiana SuperBeton spa è un’azienda leader nel settore dei conglomerati bituminosi (asfalti) e dei calcestruzzi preconfezionati e fa parte del gruppo Grigolin di Ponte della Priula (Tv). Che fosse in crisi lo avevano capito i sindacati, dopo che la società «per risparmiare aveva cercato di non pagare più i pasti ai lavoratori in missione, come invece è previsto nel contratto di lavoro», sottolinea Edi Toigo della Filca Cisl. «Volevano scambiarli con dei buoni pasto che, essendo spendibili anche nei supermercati, rischiavano di essere utilizzati, da chi è in difficoltà, per fare la la spesa alla famiglia piuttosto che per il pasto durante il lavoro. Noi ci siamo opposti; ora i dipendenti anticipano il costo del pasto, che verrà poi rimborsato dalla società».

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