Ebrei ortodossi nella casa del matrimonio

Nell’ampio panorama che il cinema israeliano presenta a Venezia 69, “Fill the void” dell’esordiente Rama Burshtein ha un ruolo importante. La regista di Tel Aviv traccia un quadro di una famiglia di...
Israeli director Rama Burshtein (L) poses during a red carpet of the movie 'Fill the void (Lemale et ha' chalal)' during the 69th Venice International Film Festival in Venice, Italy, 02 September 2012. The movie is presented in competition at the festival, which runs from 29 August to 08 September. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Israeli director Rama Burshtein (L) poses during a red carpet of the movie 'Fill the void (Lemale et ha' chalal)' during the 69th Venice International Film Festival in Venice, Italy, 02 September 2012. The movie is presented in competition at the festival, which runs from 29 August to 08 September. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Nell’ampio panorama che il cinema israeliano presenta a Venezia 69, “Fill the void” dell’esordiente Rama Burshtein ha un ruolo importante. La regista di Tel Aviv traccia un quadro di una famiglia di ebrei ortodossi di Tel Aviv alle prese col matrimonio della figlia Shira. Situazione che diventa ancora più drammatica quando la figlia più grande, Esther muore di parto. Così alla madre (nel mondo ebraico vige il matriarcato, anche se le decisioni ufficialmente le prendono gli uomini) viene la bella idea di destinare Shira al giovane vedovo. Lo sguardo ricercato di Rama Burshtein non esce quasi mai all’esterno, dando quel senso di esclusività della casa che è proprio della tradizione ebraica. Ma lo sguardo è originale, con primi piani insistiti, riprese dall’alto, attenzione ai particolari, magari fuori fuoco, e scene di ironia yiddish (come la vecchia che chiede al rabbino quale cucina comprare). Ma il distacco è appena sfiorato e nella tradizione l’ortodossa Burshhtein mostra di starci fin troppo bene. (mi.go.)

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