È robusta, non può fare risonanza

Caso denunciato dal Tribunale del malato, il primario di radiologia se ne occupa

BELLUNO. Brutta esperienza per una signora residente nel Bellunese che si è sentita rifiutare la risonanza magnetica all’ospedale di Belluno per la sua corporatura fisica. La donna si è subito rivolta al Tribunale del malato che si è attivato con il primario della radiologia, affinché venga trovata una soluzione adeguata per la paziente entro breve tempo.

I fatti risalgono ad alcune settimane fa. La donna, che da qualche tempo soffre di dolori cervicali, tramite il medico di base ha prenotato una risonanza magnetica. L’appuntamento all’ospedale San Martino, le è stato fissato dopo tre mesi. Il giorno in cui la signora si è presentata per sottoporsi all’esame, il personale le ha fatto presente che la risonanza non poteva essere perché la donna non sarebbe passata all’interno dello stretto tunnel dell’apparecchiatura medica. Alla paziente è stato consigliato di rivolgersi ad un altro ospedale, Feltre o Abano Terme.

«La paziente, dopo aver atteso tre mesi sopportanto dei forti dolori», racconta Ottorina Bompani, responsabile di Cittadinanzattiva e del Tribunale del malato, «si è rivolta a noi. Come è possibile che non ci siano le strutture adeguate per esaminare anche pazienti fisicamente robusti? E poi», prosegue Bompani, «non è comprensibile che una persona sia costretta, a questo punto, a rifarsi fare l’impegnativa dal medico di base e riprendere l’appuntamento in un altro ospedale, dovendo così attendere altri mesi. Come si può far sopportare altro dolore a chi sta male?».

A questo punto la presidente dell’associazione per i diritti dei malati si è mossa con il primario dell’unità operativa di radiodiagnostica, Paolo D’Andrea perché possa risolvere in modo “indolore” la vicenda.

«Abbiamo subito preso in carico la paziente», conferma D’Andrea, «e stiamo cercando di farla rientrare nel programma degli appuntamenti dell’Usl feltrina. Certo non possiamo imporre nulla ad altre aziende. Il problema è che la nostra risonanza è chiusa, mentre per pazienti obesi o claustrofobici è necessario il macchinario aperto anche se l’aspettativa diagnostica è inferiore».

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