È corsa agli ultimi regali con la coda fuori dai negozi nel Bellunese

Molto bene sono andati biancheria intima, giocattoli e articoli per la casa. Meno affari per l’abbigliamento e le calzature in un fine anno senza feste 

BELLUNO. Intimamente felici. L’assalto ai negozi degli ultimi giorni, non solo prima di Natale ma in tempi di Covid-19 anche pre-zona rossa, ha riguardato soprattutto i negozi di biancheria intima. Perizomi, reggiseni, boxer e canottiere sono andati via come panettoni o pandori. Lunghe file all’esterno degli esercizi commerciali del centro e della periferia, che potranno durare fino a domani, grazie al particolare codice Ateco. Chiusi tutti gli altri.

Bene sembrano essere andati anche gli intramontabili giocattoli e i sempre utili casalinghi, anche se magari senza lasciarsi andare a spese pazze, mentre i commercianti hanno registrato una flessione nei settori dell’abbigliamento e delle calzature. Non ci sono feste, del resto: la cena natalizia sarà a casa e il veglione di San Silvestro è rinviato, come minimo, all’anno prossimo.

Spese contenute, in ogni caso: «È andata molto bene da questo punto di vista», sorride da dietro la mascherina Silvia Ciani di Intimissimi e Calzedonia, «nel pomeriggio, la situazione si tranquillizza, perché non può arrivare gente da fuori Comune, ma al mattino non ci possiamo lamentare. Gestisco negozi nei quali si possono comprare anche dei pensierini e questo ci ha avvantaggiato, rispetto a chi ha della merce per forza più costosa. È un momento difficile e capisco chi si trova a fronteggiare una situazione complicata. Noi siamo stanchissime, ma lavoreremo mezza giornata anche alla vigilia, grazie al fatto di vendere materiale di prima necessità».

Mascherina e distanziamento sono sempre obbligatori, come il numero massimo di clienti. Qualche esercente si è inventato anche dei semafori. Da Geotoys, che vende giocattoli al centro commerciale Veneggia, bisogna ricevere una pallina tipo albero di Natale dal cliente che esce, mentre da Util-Casa in via Roma si ritira un biglietto con un numero da un cestino verde: «Siamo pieni di gente», si limita a dire Guido Tison e nessuno potrebbe permettersi di contraddirlo.

Soffre, invece, chi vende moda, soprattutto di alto livello. Blue Dress, in via Matteotti, ad esempio: «Premetto che è da evitare il confronto con l’anno scorso», allarga le braccia Alessio Bortolini, «non ha alcun senso, perché la flessione è evidente e sarà meglio precisata, quando faremo i conti. In quel momento, so che ci ritroveremo da soli. Stiamo facendo grandi sforzi, per cercare di difenderci in tutte le maniere e, in molti casi, la clientela ci ha dato delle soddisfazioni. Ma è anche vero che la gente fa fatica non solo a spendere, ma anche a capire le restrizioni ed è un po’ disorientata».

L’ordinanza Zaia, quella che ha stabilito che dopo le 14 non si esce più dal proprio Comune di residenza è stata un deterrente pesante. «Un Natale difficile, oltre che impegnativo», sintetizza Carlo Boscaro di Bros, in piazza Castello, «da quando è scattata questa sorta di coprifuoco, la situazione è peggiorata. Siamo andati bene fino a un certo punto, poi c’è stata una prima riduzione del volume d’affari in coincidenza con l’ondata di maltempo e adesso risentiamo del provvedimento. Non solo qui, ma anche in altre città come Treviso e Bassano. Abbiamo tentato anche la carta dell’orario continuato, ma ci vuole del tempo perché attecchisca».

L’altro aspetto da tenere in considerazione è la concorrenza dei centri commerciali: «Piazza dei Martiri è vuota, mentre i parcheggi degli ipermercati sono strapieni», osserva Sergio Valacchi, «sembra quasi che la città cominci da via Vittorio Veneto e finisca in zona industriale. Capitano giorni di buon lavoro e altri, come oggi, che proprio non ti spieghi». —
 

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