Due colpi d’ascia contro l’auto del cognato

Lite sotto casa dell’ex moglie, l’albanese padre del marito passa alle vie di fatto e minaccia
Il tribunale di Belluno
Il tribunale di Belluno

PONTE NELLE ALPI. Un paio di colpi d’ascia hanno lasciato il segno sull’auto di Catello Martire, sopraggiunto per dare man forte alla cognata Grazia Sorgi, assediata in casa dal marito albanese Klodian Mehmeti — dal quale stava separandosi — spalleggiato dal fratello Arben e dal padre Isak. E sarebbe stato proprio quest’ultimo, secondo l’accusa a sferrare i due colpi di ascia conditi dalla minaccia «vi dobbiamo ammazzare» proferita, a detta della parte civile, da tutti e tre.

Ieri mattina, nell’aula al terzo piano del tribunale di Belluno, il processo è approdato davanti al giudice Riposati. Il fatto risale al 23 febbraio 2009 ed ha segnato un momento di grande tensione tra le due famiglie coinvolte. È toccato alla parte civile Catello Martire raccontare la propria versione: «Mi aveva chiamato mia cognata», «dicendomi che Klodian continuava a importunarla suonando il campanello con la scusa di dover rimuovere una parabola satellitare. C’era un clima teso a causa della separazione in corso. Sono andato in auto assieme a mio fratello e quando sono arrivato nelle vicinanze della casa Isak ha preso un’ascia dal garage e dopo avere provato a sfondare il vetro del finestrino con il manico, ha colpito due volte la zona del piantone lato guida dicendoci “vi dobbiamo ammazzare”.

Versione dei fatti confermata dalla cognata Grazia Sorgi. Da parte sua, l’avvocato Zaglio, che difende due dei tre albanesi, ha inserito l’episodio in una faida che pochi giorni prima aveva visto le parti querelarsi a vicenda. Infine è stato ascoltato anche il sovrintendente Andrea Tabacchi intervenuto sul luogo a lite terminata, ma in tempo per intercettare la vettura con cui gli albanesi si stavano allontanando: «Li abbiamo fermati e nella perquisizione è stata rinvenuta sul sedile posteriore l’ascia che ci era stata segnalata per telefono. Era un po’ nascosta sotto vari oggetti caricati nell’auto. Abbiamo sequestrato l’ascia e verificato che i segni lasciati sui montano della portiera e del parabrezza erano compatibili con la lama». Il processo proseguirà il 10 luglio alle 9,15 per ascoltare Gennaro Martire che sedeva in auto con il fratello.

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