Dramma in sala parto, eseguita l’autopsia sul feto

FELTRE. La piccola potrebbe essere morta a casa. Non all’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre. Ad ogni modo, sono cinque i medici del reparto di Ostetricia e ginecologia indagati: i dottori Auditore, Cojoca, Romandini, Ciarlo e l’anestesista Apollonia. Ma non per omicidio colposo, semmai per provocato aborto (articolo 17 della legge 194). L’indagine interna dell’Usl ha portato a queste prime, possibili conclusioni.. Intanto ieri mattina è stata fatta l’autopsia sul corpo della bambina di una coppia feltrina, che darà una risposta scientificamente più precisa. Se ne sono occupati gli anatomopatologi incaricati dalla Procura della Repubblica, Cirnelli e Zambon, ma in obitorio c’erano anche i consulenti di parte: per i medici, l’anatomopatologo Della Libera, il medico legale Rodriguez e la ginecologa Di Tommaso e per la famiglia la dottoressa Tambuscio.
I risultati dell’esame autoptico saranno a disposizione nei prossimi tre mesi: li avranno il pubblico ministero Marcon, i difensori degli indagati Ferdinando Coppa e Mariangela Sommacal e quello di parte civile Raffaella Mario. A quel punto la Procura potrebbe chiedere il rinvio a giudizio degli indagati, ma non è esclusa nemmeno l’ipotesi della richiesta di archiviazione. Non sarebbe la prima volta che succede, proprio a Feltre. La parola passerà al giudice per le indagini preliminari, in ogni caso la famiglia potrebbe opporsi all’eventuale archiviazione del fascicolo, chiedendo nuove indagini.
Ma non è ancora quel momento, anzi la dolorosa vicenda è ancora all’inizio. In questa fase, si stanno cercando di scoprire le cause della morte della piccola e se ci siano state delle colpe da parte dei sanitari. Papà e mamma sono convinti che l’équipe medica, che si è occupata del parto, abbia delle responsabilità in quello che è accaduto ed è per questo che si sono rivolti a un avvocato di loro fiducia.
Rimane valida l’ipotesi di un soffocamento con il cordone ombelicale, alla fine di una gravidanza, nel corso della quale non ci sarebbero stati problemi. Tanto meno tali da far pensare a un epilogo tragico.
L’Usl dal canto suo sostiene che la bambina non sia mai nata e fosse già deceduta, perché non si muoveva quando la donna è arrivata in ospedale. È stato fatto un cesareo, ma ormai non c’era più niente da fare.
La prima ipotesi di reato formulata era quella di omicidio colposo, in realtà dopo i primi accertamenti si è passati alla legge 194. Rimane il più stretto riserbo, sia da parte della Procura che della famiglia così duramente colpita. L’avvocato Coppa, che difende Auditore, Cojoca, Romandini e Ciarlo sta già svolgendo le indagini difensive e lo stesso Sommacal, che si occupa di Apollonia. Dovesse essere accertato che si è trattato di una morte endouterina, cioè avvenuta quando il feto era ancora nell’utero materno, è chiaro che l’anestesista Gianni Apollonia sarebbe già scagionato. Tre mesi per avere le prime risposte da Cirnelli e Zambon. —
Gigi Sosso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi