Dopo Gucci, via anche Dior: futuro incerto a Longarone

Pesanti questi addii: rappresentano il 40% della produzione. Sindacati molto preoccupati per la tenuta occupazionale dello stabilimento

LONGARONE

Due anni fa è toccato alla licenza Gucci, ora è il turno di Dior. Nel giro di tre anni Safilo perderà quasi il 40% della sua produzione. Un dato che fa capire la pesante portata di questi addii per il fatturato dello storico gruppo produttore di occhiali. E fa capire anche la grande preoccupazione dei sindacati di categoria per le ricadute sul lavoro e sul migliaio di dipendenti dello stabilimento longaronese.
L’uscita di scena di Dior era prevista alla luce della joint venture tra il gruppo del lusso Lvmh e Marcolin nata nella primavera del 2018. Ma tra il 2021 e il 2024 andranno a scadenza anche altri marchi “pesanti” del portafoglio di Safilo come Givenchy, Mark Jacobs e Fendi, che presumibilmente finiranno sempre nel gruppo Lvmh.
 

Il dopo Gucci
«Nel 2019», spiega il segretario della Uiltec di Treviso-Belluno, Rosario Martines, «si chiuderà definitivamente il rapporto tra Safilo e Gucci. Questo marchio pesava sulla produzione dell’azienda per il 25%. Venivano prodotti 2,5 milioni di pezzi all’anno per Gucci, mentre quest’anno sarà realizzata l’ultima commessa di un milione di pezzi». «Ricordiamoci», precisa Martines, «che la perdita di questo marchio ha causato due anni fa l’uscita di oltre 200 persone dallo stabilimento tra pensionamenti anticipati ed esodi incentivati e ha portato alla riorganizzazione del lavoro con il passaggio dalla produzione da quella turni a quella a giornata. Insomma, il contraccolpo c’è stato, eccome».
 

L’addio a Dior
Ora arriva la seconda batosta. La licenza Dior pesa, infatti, per il 13% sulla produzione di Safilo. «Quindi l’addio ai due marchi porterà un taglio di quasi il 40% sulla produzione di Safilo. «E questo non può che avere dei risvolti sull’organizzazione del lavoro e sui lavoratori stessi, specie per lo stabilimento bellunese, dove venivano principalmente prodotti questi occhiali», prosegue Rosario Martines, che aggiunge: «Se dopo Gucci e il taglio conseguente, si è parlato di oltre un centinaio di esuberi per Longarone, con l’uscita di Dior questa cifra, con ogni probabilità, è destinata a crescere ulteriormente», lancia l’allarme il sindacalista, che però non vuole essere pessimista sul futuro della fabbrica.
 

I sindacati
«Sono preoccupato per il futuro dello stabilimento bellunese, attendo di vedere il piano industriale che arriverà dall’amministratore delegato Angelo Trocchia entro l’autunno. A mio parere», precisa ancora il segretario della Uiltec, «ci sono ancora dei margini di azione, come la possibilità di riportare in Italia la produzione di marchi come Polaroid e Carrera. In questo modo si potranno ridurre i costi. Inoltre si potrà lavorare anche sull’efficienza produttiva. Insomma, bisogna iniziare a ragionare su come governare questa perdita, senza che vada ad incidere sui posti di lavoro. Importante potrebbe essere anche la formazione spinta e la riqualificazione del personale. Bisognerà agire comunque in tempi molto rapidi per riuscire a governare questo impatto importante e non lasciarsi governare dagli eventi che succederanno».
«La soluzione del problema Dior non può fare riferimento solo alla leva occupazione per rispondere ad esigenze finanziarie e di costi. Serve un tavolo condiviso per affrontare un piano industriale e avviare azioni di riposizionamento e di rilancio qualitativo ed occupazionale di Safilo», dicono anche la Femca Cisl e la Filctem Cgil. —


 

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