Donne che han cambiato la provincia

La storia da Tina Merlin alla Pilotto, alla Rech
Tina Merlin, donna simbolo nel Bellunese
Tina Merlin, donna simbolo nel Bellunese
Nel corso degli anni la festa della donna si è trasformata in un evento consumistico, perdendo il vero significato della giornata, svalutando un momento che dovrebbe essere il simbolo del riscatto femminile. Sono molte le donne che hanno fatto la storia, ma troppo spesso sono state messe in un angolo, dimenticate a favore di altrettanti uomini illustri. E' proprio per celebrare nel giusto modo la donna che la Commissione pari opportunità del comune di Feltre ha organizzato l'incontro "Donne d'armi e d'amore. Ritratti di donne bellunesi e feltrine", durante il quale Francesco Piero Franchi ha tracciato un profilo delle grandi donne che han lasciato un segno nel nostro territorio. Come ha evidenziato Franchi è fondamentale per la crescita della nostra società «sottolineare la femminilità in ogni sua forma», diversamente dalle culture che non ne permettono la realizzazione.  Una giornalista come Tina Merlin, «una gran donna con una mente chiara e limpida e dalla forte personalità» come l'ha definita Franchi, o la scrittrice Alma Bevilacqua - conosciuta con lo pseudonimo di Giovanna Zangrandi - dalla prosa «sprezzante ed aspra, fortemente realista» sono la chiara espressione di una femminilità consapevole e di grandi potenzialità.  La Merlin, impegnata politicamente e fortemente partecipe alla tragedia del Vajont, non voleva essere promossa socialmente per la sua immagine o bellezza, ma per quello che trasmetteva con i suoi scritti. Voleva che si ragionasse non sulla "gradevolezza" ma sul "merito" personale. Anche la lotta di Giovanna Zangrandi, emiliana d'origine ma cadorina d'adozione, era per l'integrazione, seppur in modo diverso: lottando contro i pregiudizi frequentò lo storico liceo Galvani di Bologna e si iscrisse poi alla facoltà di chimica, riuscendo a diventare insegnante di scienze naturali a Cortina, fuggendo finalmente la città natale che considerava troppo opprimente e borghese. Sensazioni contrastanti, amore per il Cadore e peso del passato, che si riflettono nelle sue opere, dove emerge una descrizione brusca della vita, specie femminile, e un duro disagio esistenziale.  Il segreto di queste donne è stato combattere la propria battaglia con i mezzi che fino a quel momento erano esclusivi degli uomini: le armi, le leggi e la politica diventano le chiavi per una sorta di "lotta sociale" declinata al femminile. Le donne bellunesi hanno dalla loro parte anche il vantaggio di essere molto autonome, abituate a mantenere casa e famiglia e lavorando nei campi durante le lunghe assenze dei mariti emigrati. Un esempio di questo duro impegno e spiccata autonomia è Anna Pauletti Rech, che nella seconda metà dell'800 per mantenere i sette figli dopo la morte del marito, parte alla volta del Brasile, dove il governo concede grandi appezzamenti di terreno. A Caxias do Sul mette in piedi un'osteria, un punto di ristoro per viandanti e mandriani che in poco tempo diventa frequentato luogo d'incontro e tutt'ora è importante sobborgo dello stato di Rio Grande, l'esempio di una città «fondata da una donna, e pure contadina, invece che dal solito conquistatore».  Diverso è stato l'impegno della feltrina Ida Pilotto, che diventata maestra elementare a Vellai, dove insegnava ai bambini di giorno e ai genitori la sera, si trasferisce a Padova per educare i ragazzi poveri e con problemi di apprendimento. Grazie al costante impegno a favore dei meno fortunati, Ida affina le doti di pedagogista, disegnando una ventina di strumenti che le permettessero di sviluppare l'intelligenza dei ragazzi attraverso l'uso dei sensi. «Non ebbe figli, ma crebbe numerosi figliastri, dimostrando di essere gran didatta», ha sottolineato Franchi.  Figure femminili che con passione e coraggio han cambiato non solo la loro vita.

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