Disagi nelle famiglie, è allarme Sempre più giovani allontanati

BELLUNO. Dal 2014 a oggi è aumentato il numero degli utenti seguiti dai servizi per l’età evolutiva dell’Usl, così come quelli in carico al servizio dipendenze con meno di 22 anni. Gli inserimenti di minori in comunità educative sono cresciuti, dal 2012 al 2016, del 66%, con un incremento del numero dei giovani che sono stati allontanati dalla famiglia.
Dati allarmanti, con i costi sociali che ne conseguono, che mettono in evidenza come in provincia di Belluno la popolazione giovanile si trovi a vivere una situazione di emergenza. E per trovare una risposta il territorio ha deciso di unirsi, dando vita al progetto “Una comunità a sostegno della famiglia”, presentato ieri nella sala riunioni dell’Ospedale San Martino.
L’obiettivo è costruire un nuovo modello di dialogo e azioni per l’individuazione precoce del disagio adolescenziale e pre adolescenziale, assicurando nel contempo un maggior benessere alle famiglie. Capofila l’Usl 1 Dolomiti, che raccoglie attorno a sé ben 25 partner, tra Comuni, Ufficio scolastico, associazioni, cooperative. Un progetto che vale 929 mila euro per tre anni, coperti per 650 mila dalla Fondazione Cariverona tramite il bando 2017 “Welfare e famiglia” e per 279 mila dai partner operativi.
Il contesto di partenza emerge anche da un’indagine effettuata nel 2016 dalla Consulta provinciale studentesca su 2 mila alunni delle scuole superiori: il 34,5% dichiarava di essere vittima di bullismo, con insulti, soprannomi o volgarità a scuola; il 20% di aver ricevuto insulti pubblici sui social; il 26,5% di essersi trovato in imbarazzo per immagini diffuse da altri. E un adolescente su due affermava di parlare con i genitori solo se molto in difficoltà o per gravi problemi. In più, l’indice di vecchiaia in territorio bellunese è di 215,5, contro il 160 regionale. In provincia il tasso di suicidi è di 11,7 ogni 100 mila abitanti (6,7 la media regionale).
«Se questo trend verrà confermato cosa succederà? Per questo bisogna agire», ha evidenziato Maria Arrigoni, referente del progetto e responsabile dell’Unità operativa Infanzia adolescenza famiglia dell’Usl 1.
«“Una comunità a sostegno della famiglia” è la prima esperienza di progettualità provinciale conseguente all’unificazione delle due ex Usl». «Verranno organizzati percorsi nei luoghi di frequentazione abituale dei ragazzi, ma anche attività ricreative, culturali e formative, assistenza nello studio, prevenzione, educazione alle emozioni, attenzione per disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) e bisogni educativi speciali (Bes)», hanno spiegato Stefano Gris e Mirta Lombardo, che hanno seguito il progetto per i due distretti dell’Usl 1 Dolomiti. «Saranno anche creati quattro poli (Agordo, Cadore, Belluno e Feltre) dedicati alle famiglie di adolescenti, con sede in locali scolastici o messi a disposizione dai partner del progetto».
A preoccupare è l’età di inizio dei comportamenti a rischio: per il fumo è tra 13-14 anni sia per maschi che femmine; alcol tra 13-14 per i ragazzi e 15-16 per le ragazze; l’uso di hashish attorno ai 15 anni per entrambi e 17 è l’età di inizio dell’attività sessuale.
«L’Usl organizzerà incontri di formazione, sia per le famiglie che per i professionisti», ha aggiunto la Arrigoni. «Questi ultimi (medici, psicologi, educatori, assistenti sociali) lavoreranno in squadra». «Al bando “Welfare e famiglia” sono arrivate da tutto il territorio seguito dalla Fondazione 83 domande», ha evidenziato Renzo Poloni, consigliere di Cariverona. «Quattordici quelle selezionate e finanziate, tra cui due del Bellunese: “Una comunità a sostegno della famiglia” e un progetto sull’autismo. Il territorio ha risposto bene e la strada intrapresa è quella giusta».
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