Delitto di Fener, l’omicida non può che essere Pedro: «L’arma è quella»

Pubblicate le motivazioni della sentenza sul delitto Costa: «Nessuna ricostruzione alternativa è emersa nel processo»

Gigi Sosso
La scena del delitto di Fener con i primi rilievi da parte dei carabinieri di Feltre
La scena del delitto di Fener con i primi rilievi da parte dei carabinieri di Feltre

Sedici anni a Dominguez e assoluzione per Cedano Sanchez: ecco perché. Il presidente della Corte d’Assise, Federico Montalto ha depositato nei tempi previsti le motivazioni della sentenza sull’omicidio Costa.

In 91 pagine viene ripercorsa la complicata istruttoria del processo ai due cittadini dominicani accusati di omicidio volontario in concorso, aggravato dai futili motivi. L’aggravante è caduta per la molestia a una ragazza minorenne e la presenza di un coltello, per il resto i giudici togati Montalto e Velo e i sei popolari hanno sostanzialmente accolto la richiesta del pm Alberto Primavera. Dominguez era difeso dagli avvocati Marcello Stellin e Paolo Serrangeli e Stellin presenterà appello, dopo aver cercato anche di recente di ottenere i domiciliari.

Nessuna ricostruzione alternativa

Pedro Livert Dominguez ha accoltellato a morte Antonio Costa con un colpo secco, che ha sfondato lo sterno e trafitto il cuore: «Nessun testimone, neppure nell’articolata lista difensiva, ha fornito una ricostruzione alternativa in punto di paternità del fatto», scrive Montalto, «non riferendo aggressioni successive a quella portata dal Dominguez, in danno del Costa: appare davvero inverosimile che, pur a fronte dell’affollata presenza di astanti sulla scena del fatto, nessuno abbia osservato e memorizzato l’iniziativa lesiva di altri soggetti, rispetto all’odierno imputato. Pertanto non è dato di ritenere, sulla scorta di alcun altro elemento, che il fatto delittuoso possa essere fondatamente attribuito ad altro soggetto e, in particolare a Junior Cedano Sanchez (il fatto non essendo attribuibile al co-imputato neppure a titolo di concorso). Ciò fermo, ritiene la Corte d’Assise di Belluno che non sussista alcun ragionevole dubbio circa la colpevolezza dell’imputato Pedro Livert Dominguez».

La posizione di Cedano Sanchez

Difeso da Monica Azzalini e Giorgio Gasperin, Junior Cedano Sanchez era presente sul luogo del delitto, all’esterno del Kangur bar, alla stazione ferroviaria di Alano Fener Valdobbiadene.

Il pm Primavera gli attribuisce un pugno in testa a Costa, prima che Dominguez riuscisse a disarmarlo: «Osserva la Corte, in linea del tutto preliminare, come una siffatta contestazione sia già di per sé non chiara e non univoca nel ritagliare l’esatto ruolo causale della condotta del Cedano rispetto a quella omicida di Dominguez: invero, la pur articolata sequenza descritta in imputazione non solo non enuclea un accordo e/o un’intesa preventiva dei due ai fini di un’aggressione fisicamente letale in danno di del Costa, ma neppure traccia, a fronte di un’iniziativa di Dominguez palesemente descritta in termini di evoluzione offensiva di un’iniziale discussione pur se animata e connotata da un primo reciproco contatto tra mani, il profilo oggettivo-causale della condotta di Cedano Sanchez, restando nel vago la relazione eziologica tra pugno sferrato dal Cedano Sanchez e sottrazione del coltello e aggressione con la stessa lama quale condotta da ascrivere a Dominguez; in altri termini, riecheggiando l’imputazione una determinazione impetuosa di Dominguez correlata all’azione della stessa vittima consistente nell’impugnare/esibire un coltello nei confronti del primo, vieppiù necessario sarebbe stato ritagliare il corretto contributo causale del Cedano Sanchez rispetto all’iniziativa piuttosto estemporanea assunta da Dominguez, al fine di descrivere il particolare apporto di concorso (già di per sé, a ben vedere, di problematica configurazione) di Cedano Sanchez rispetto all’azione dei co-imputato connotata da un’enucleata componente reattiva. Concentrando l’attenzione sugli elementi agli atti del dibattimento, osserva la corte come non emerga un contributo causale di Cedano Sanchez rispetto al fatto ascritto a Dominguez e, per le ragioni sopra esposte, a quest’ultimo senz’altro attribuibile».

L’arma del delitto

I carabinieri della Compagnia di Feltre hanno sequestrato un coltello Deejo da 19,5 centimetri fatto ritrovare, il giorno dopo l’omicidio, da Dominguez.

Il Ris di Parma ci ha trovato poco, sia sul manico che sulla lama e la difesa Stellin-Serrangeli sosteneva che non fosse quella l’arma del delitto: «Il coltello in sequestro è pacificamente stato adoperato dallo stesso imputato», precisa la Corte d’Assise, «il quale non solo ha buttato via tale arma dopo il fatto, ma ha poi indicato il luogo in cui lo stesso era stato da lui gettato. Ferma la puntuale testimonianza, sul punto, di un teste è lo stesso imputato ad aver confermato in sede di esame, di aver buttato via proprio il coltello che, già nella disponibilità di Costa, egli aveva sottratto alla vittima e con il quale si era cagionato ferite alla mano destra. E dunque non si comprende come possa seriamente porsi in dubbio che l’arma in sequestro sia quella esattamente sottratta da Dominguez a Costa».

Il video agli atti

Al netto di un black out, la scena è stata ripresa dalla telecamera montata di fronte alla stazione. Stellin e Serrangeli hanno puntato molto sulle immagini.

Quello che si vede è «l’uscire di Pedro e Costa dal bar in una posizione ravvicinata; il tenersi reciprocamente le mani; il sopraggiungere dal lato sinistro, non inquadrato dalla telecamera, di Junior, che avanza verso destra e, interamente superato lo spazio occupato da un’auto, viene a contatto con Costa, se ne allontana di un poco, poi si riavvicina per poi essere allontanato da un’altra persona, appositamente intervenuto su Junior; l’avviarsi di un contatto prolungato tra le mani di Pedro e quelle di Costa; il primo scomparire di Costa dal campo visivo a sinistra e il ricomparire dello stesso , sempre affiancato da Junior, con evidente spostamento dei tre verso destra; il nuovo spostamento del gruppo verso sinistra, con Pedro massimamente inclinato verso sinistra in direzione di Costa, sino alla scomparsa definitiva dello stesso Costa dal campo visivo, con Pedro che appare tenere un oggetto con entrambe le mani».

È qui che Antonio Costa viene accoltellato a morte, una tesi che la difesa Dominguez cercherà di smontare in Corte d’Appello.

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