Deleghe di caccia e pesca «Non abbassare la guardia»

BELLUNO. Creare un tavolo di discussione con la Provincia e i cacciatori bellunesi. Questo l'impegno preso dai rappresentanti della Regione Veneto presenti alla serata che si è svolta a Trichiana, al ristorante Canton, mercoledì sera.
Un incontro organizzato dal Comitato cacciatori bellunesi, guidato da Alessandro Paluselli. Presenti i consiglieri regionali Franco Gidoni e Gianpiero Possamai e il consigliere provinciale delegato Pier Luigi Svaluto Ferro.
E numerosi, ovviamente, i presidenti delle riserve di caccia e dei bacini di pesca. Al centro della serata la discussione di una delle funzioni non fondamentali della Provincia: quella, appunto, di caccia e pesca.
E il "coro" unanime sollevatosi in sala è stato ben preciso: è necessario mettere in campo tutte le azioni che permettano di giungere alla completa applicazione dello statuto regionale e della legge 25/2014, che non può essere ancora ignorata e disattesa.
Delle questioni delle deleghe su caccia e pesca si parla da tempo. E il tema è tornato all'ordine del giorno nei mesi scorsi: a novembre la giunta regionale ha confermato la propria linea nel processo di riordino territoriale, che prevede di riportare in laguna le funzioni non fondamentali delle Province: caccia, pesca, lavoro e turismo.
Appena prima di Natale, poi, il consiglio regionale ha votato un ordine del giorno che impegna la giunta a dare attuazione alla autonomia della Provincia di Belluno e avvio immediato al processo di attuazione di quanto previsto dallo Statuto veneto e dalla legge 25, tenendo conto in via prioritaria delle istanze di sindaci e territorio bellunese, in una visione organica di tutte le competenze, caccia e pesca comprese.
«La "madre" di tutti i guai è la legge Delrio», ha detto Gidoni con Possamai. «La Regione si è portata "a casa" le funzioni non fondamentali, tra cui caccia e pesca. I dipendenti che prima erano della Provincia adesso sono stipendiati dalla Regione. Ma per quanto riguarda l'attività non è cambiato alcunché. Tra l'altro, il Piano faunistico venatorio attuale è stato prorogato fino a febbraio 2018».
La preoccupazione espressa dai cacciatori presenti alla serata è che la gestione portata avanti finora, che ha sempre posto al centro l'interazione tra cacciatore e territorio, possa andare perduta.
«Un incremento della densità dei cacciatori, nelle nostre riserve, spezzerebbe l'equilibrio uomo-ambiente con conseguenze negative per la corretta gestione faunistica», ha fatto presente Raffaele Riposi, che ha annunciato che a fine aprile, in occasione della Festa del cacciatore, sarà organizzato un convegno in cui verranno invitate tutte le parti "in gioco" nella questione delle deleghe.
«La necessità è quella di sedersi attorno a un tavolo (proposta accolta dai rappresentanti della Regione presenti in sala, ndr) e discutere espressamente della legge 25», ha sottolineato Svaluto Ferro. «Non possiamo permetterci di abbassare la guardia un solo istante. Ed è con questi presupposti che ci faremo garanti sino in fondo delle necessità del mondo ittico/venatorio e territoriale bellunese».
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