De Rigo chiude lo stabilimento di Limana

BELLUNO. Entro la fine dell’anno lo stabilimento di Limana della De Rigo spa chiuderà i battenti e i 120 lavoratori saranno trasferiti nella sede di Longarone, dove operano già 780 persone. Ma i sindacati temono che, durante questo passaggio, qualcuno possa perdersi per strada, vuoi perché diventa difficile raggiungere il posto di lavoro, vuoi perché subentrano altri disagi. E così per venerdì sono indette le assemblee a Limana e a Longarone per iniziare a discutere sulle modalità di gestione di questo momento delicato. Il trasferimento avverrà durante le ferie di agosto e si concluderà a dicembre.
La notizia è stata data lunedì dai vertici De Rigo alle parti sociali e alle Rsu. Che ci fosse nell’aria qualche trasformazione si era capito da qualche tempo, che si andasse alla chiusura pure, ma il sindacato non si aspettava proprio che i tempi fossero così stretti. Con questa operazione la De Rigo mira a razionalizzare i costi e a migliorare la produttività, concentrando il tutto in un unico stabilimento. Una decisione in parte imposta anche dalla crisi economica che non ammette sprechi.
L’azienda. Quella di Limana è la sede storica della De Rigo Vision spa, nata nel 1978 col nome di Charme Lunettes. All’inizio aveva 30 dipendenti e lavorava per conto terzi. Poi è man mano è cresciuta: nel 1983 è nato il marchio Police, nel 1985 il marchio Sting e poi nel 1988 l’espansione all’estero, fino alla nascita, nel 1995, del secondo stabilimento di Longarone. Da qui la storia è tutta in discesa.
I sindacati. Malgrado tutte le rassicurazioni dell’azienda sulla conservazione dei posti di alvoro, i rappresentanti di Filctem Cgil e Femca Cisl sono preoccupati. «Durante l’incontro», sottolineano le sindacaliste Denise Casanova e Milena Cesca, «è stata fatta una disamina sullo stato di salute del settore e non è stata nascosta la presenza di alcune criticità causate dalla contrazione dei consumi. Poi l’azienda ci ha annunciato la decisione di ottimizzare i costi e di migliorare l’efficienza con il trasferimento a Longarone».
«Ora dovremo capire le modalità dello spostamento, anche dal punto di vista dell’organico aziendale: per questo abbiamo chiesto all'azienda di aprire una fase di confronto per riuscire a controllare gli eventuali disagi», prosegue Casanova della Filctem. «La nostra paura è che la chiusura di Limana possa essere l’anticamera di decisioni più drastiche, anche se dall’azienda abbiamo avuto le rassicurazioni che non si perderanno posti di lavoro».
«Abbiamo a disposizione il tempo per gestire un passaggio non facilissimo» sottolinea Cesca della Femca, «perché se è vero che saranno garantiti i livelli occupazionali, non tutti i lavoratori potranno spostarsi, viste le difficoltà nel conciliare il lavoro con le esigenze familiari. Ci auguriamo che la trattativa possa svolgersi in un clima sereno e che tutti facciano la loro parte. Che non si parli di esuberi, comunque, è importante. Capiamo le difficoltà dei dipendenti, ma anche le esigenze dell'azienda a razionalizzare i costi».
L’azienda. A spiegare la scelta è l’amministratore delegato Michele Aracri. «L’azienda ha acquistato un nuovo capannone a Longarone, dove ha spostato la nuova logistica. All'interno è stato creato anche uno spazio per riunificare gli stabilimenti, creando così una maggiore flessibilità e una riduzione di costi. Diciamo che stiamo riorganizzando il lavoro per migliorare l’efficienza dell’azienda e affrontare al meglio questo nuovo anno. Ma ciò non andrà a discapito dei posti di lavoro, a cui teniamo molto», sottolinea Aracri, precisando che da poco sono stati stabilizzati almeno una quindicina di contratti a termine. «Lo stabilimento di Limana oggi lavora solo il metallo, mentre la richiesta del mercato è per la plastica: non possiamo avere due stabilimenti a velocità diverse. Già negli ultimi anni sono stati portati dei reparti a Longarone. Lo stabilimento di Limana? Sarà riutilizzato, come ancora non lo sappiamo».
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